Sig Sauer Mcx. Per alcuni è un fucile con cui commettere una strage, per altri ancora è un fucile sportivo. Stiamo parlando dell’arma con cui, esattamente dieci giorni fa, Omar Mateen ha violentemente ucciso ben 49 persone in quella che è stata ribattezzata la “strage di Orlando”. Ebbene, quest’arma è acquistabile anche in Italia: il rivenditore autorizzato nel nostro Paese è la Bignami. Basta avere una licenza e il gioco è fatto. Anzi, fino a qualche tempo fa questi fucili semi-automatici erano considerati come armi da caccia e pertanto se ne potevano acquistare in quantità illimitata (posto l’obbligo di farne regolare denuncia): il decreto antiterrorismo, introdotto con voto di fiducia dal Governo di Matteo Renzi, le ha eliminate dalla categoria “armi da caccia”, nonostante norme europee contrarie. Proprio per questo Firearms Italia, cioè l’associazione che raccoglie molti possessori d’armi, ha aspramente criticato la decisione del Governo.
SCONTRO EUROPEO – Ora, però, l’associazione ha intrapreso una nuova battaglia non da poco. Bruxelles, infatti, dopo la strage di Parigi, ha pensato di uniformare le normative dei Paesi europei e porre regole più stringenti sull’acquisto di armi. Secondo gli shooters la direttiva mirerebbe a imporre a tutti i Paesi membri “la proibizione di molte tipologie di armi oggi utilizzate per lo svolgimento delle attività sportive, difesa e caccia”. In realtà, la scorsa settimana il Consiglio europeo ha approvato restrizioni anche per le armi semi-automatiche (proprio come l’Mcx) in quanto “possono facilmente essere riconvertite in armi automatiche”. Per le lobby delle armi, però, le cose non stanno in questo modo. Anzi. Sostengono, invece, che “norme più rigide non scoraggeranno i terroristi che comprano armi nel mercato illegale”. Senza dimenticare i contraccolpi economici che tali restrizioni porterebbero alle industrie del settore. “Credo non si rendano conto – commenta invece Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio Permanente delle Armi Leggere di Brescia – che il terrorismo oggi è cambiato e che proprio come dimostra la strage di Orlando i potenziali terroristi sono spesso dei lupi solitari, che non agiscono in gruppo, la cui attività quindi è molto più difficili da monitorare. Permettere quindi a chiunque non abbia una qualche condanna di acquistare fucili semi-automatici, significa oggi permettere libero accesso ad ogni potenziale terrorista”.
DALL’ITALIA ALL’EUROPA – Nonostante i recenti fatti di Orlando, gli shooters, però, stanno continuando l’attacco, contro quella che definiscono “una nuova prova d’infamia e autoreferenzialità” dell’Unione europea. Il gruppo che li rappresenta nel nostro Paese, il Comitato “Direttiva 477”, a fine 2015 ha anche ricevuto l’attenzione del sottosegretario all’Interno (e renzianissimo), Domenico Manzione, che, come scrivono gli shooters, “ha ascoltato con attenzione le ragioni sottese alla nascita del Comitato Direttiva 477 e la sua linea programmatica di intervento”.
Ora però, da quando la battaglia si è trasferita nel Parlamento europeo, Firearms ha alzato il tiro. Le restrizioni approvate dal Consiglio Ue, dicono, sono “una pugnalata alle spalle sferrata quando sapevano che le possibilità di reagire sarebbero state poche”. E non mancano le minacce. A cominciare da quelle rivolte ai Governi nazionali. Ergo, per quanto ci riguarda, al Governo di Matteo Renzi. “Ci si aspetta da loro – fanno sapere – un respingimento totale quando il documento sarà portato all’attenzione del plenum del Consiglio dell’Unione Europea, altrimenti ci saranno conseguenze di carattere politico per quanto riguarda l’orientamento del voto dei possessori d’armi”. Stessa minaccia anche agli europarlamentari quando toccherà loro votare, il 14 luglio prossimo, la delibera. Insomma, la lobby (come loro stesso si sono apertamente definiti) non ha intenzione di fermarsi. Una guerra vera e propria. “L’attacco immotivato ai danni dei legali possessori di armi – scrivono su Facebook – ha creato qualcosa che prima non esisteva, ovvero una lobby Europea dei possessori di armi da fuoco. Questo è un coniglietto difficile da rimettere nel cappello a cilindro una volta terminato lo spettacolo, siamo qui per restare”. “Quello che stiamo vedendo – conclude invece Beretta – è un’insolita e minacciosa unione tra appassionati delle armi, sportivi e aziende produttrici delle armi, le quali fino a qualche tempo fa erano state sempre abbastanza restie ad associare il loro nome con iniziative di tipo spontaneistico. Questo riguarda anche diverse aziende italiane di rinomata fama e soprattutto la loro associazione di categoria”. Ovvero l’Anpam, l’Associazione Nazionale Produttori Armi e Munizioni. Perché la domanda che resta è quella che si pone lo stesso Beretta: “Non si capisce cosa se ne facciano gli appassionati di tiro a piattello di fucili semi-automatici”. Ai posteri l’ardua sentenza.
Tw: @CarmineGazzanni