Quello che è avvenuto ieri è stato “un golpettino istituzionale furbo, giocato sulle parole sulla semantica. Qua dobbiamo intenderci con i mezzi di conunicazione. Voi fate comunicazione, io faccio comunicazione da 35 anni. Dobbiamo intenderci”. Lo ha detto il leader del M5S Beppe Grillo, rivolgendosi ai giornalisti, spiegando le sue parole di ieri, quando ha parlato di “golpe” sul suo blog a proposito della rielezione di Giorgio Napolitano.
Grillo ha spiegato di aver scelto di proposito di non presentari alla manifestazione a Roma: “Ieri sera ero lì, stavo fremendo, perché non ho paura della piazza, ma temevo che la mia presenza aizzasse i violenti”. “Sono d’accordo – ha continuato – con Rodotà, non faccio calate a Roma. Andiamo a Roma per incontrarci alla manifestazione, non parate o le cose violente. L’ho sentito e gli ho detto ‘caro professore vado là a mitigare un po’ gli anini’. Lui ha risposto ‘benissimo grazie'”. “La verità è che stiamo calmando gli animi, dovreste ringraziarci tutti. Stiamo tenendo la calma. La gente ci parla dei fucili e noi stiamo calmando gli animi. In francia c’è Le Pen, in Grecia c’è Alba Dora. Qui ci siamo noi, i grillini”.
Grillo ha parlato anche della contestazione denunciata da Dario Franceschini. “Mentre protestavamo, alcuni si sono staccati da Montecitorio per andare al Quirinale. Alcuni hanno visto Franceschini che mangiava in un ristorante e hanno cominciato a urlare contro di lui da dietro il vetro”, ha raccontato una militante del Movimento 5 Stelle. “Anche io subisco sempre contestazioni – ha smorzato Grillo -. Uno li lascia parlare e finisce lì. A trieste – ha raccontato – dove sono arrivato con una barchetta, ho subito la migliore contestazione della mia vita. Uno si è avvicinato in gommone e mi ha gridato al megafono: ‘Signor grillo, qui non è la Sicilia’. E se n’è andato. La più bella contestazione della mia vita”.
Rispondendo alle domande dei cronisti, Grillo ha spiegato che “Bersani è venuto da noi per chiederci i voti. Ci avesse detto ‘governiamo insieme’ ci saremmo messi lì a pensarci. E ci abbiamo pensato. Abbiamo pensato: ‘diamo un bel segnale a questo Paese, un bel segnale di sinistra, togliamoci i finanziamenti’ e abbiamo restituito i 42 milioni. Se lo avesse fatto anche Bersani saremmo subito entrati in discussione. Gli abbiamo detto ‘non fate manifestazioni contro la povertà, fate un assegno da 46 milioni'”.
Grillo ha spiegato anche di tentato più volte di parlare con i giovani del Pd: “Mi hanno detto che non potevo parlare al congresso perché non ero iscritto. Allora ho preso la tessera, ho speso 15 euro e mi sono iscritto al Pd di Arzachena. Non mi hanno fatto parlare lo stesso. Hanno detto ‘Grillo è un esponente di un movimento ostile al nostro parito’. Ostile perché? Perché vogliamo l’acqua pubblica, la sanità pubblica, mandare via i delinquenti dal parlamento”.
“A me per Bersani dispiace – ha aggiunto -. Non sto gioendo del fatto che il Pd si spacchi in due o in tre. Dico che sono dentro una cosa che è finita. Il tempo dei partiti è finito. Il nostro format lo stiamo esportando in Spagna, in Francia. Gli indignados hanno il nostro stesso programma”.