I risultati del ballottaggi segnano la tempesta perfetta per Matteo Renzi. Il Partito democratico perde in maniera umiliante Roma, e soprattutto cede l’amministrazione di Torino, a beneficio del Movimento 5 Stelle che trionfa con Virginia Raggi e Chiara Appendino. Ormai è chiaro che il vero avversario dei dem sono i pentastellati. Lo dicevano i sondaggi e ora anche le elezioni amministrative lo confermano.
La scialuppa di salvataggio per il presidente del Consiglio arriva da Milano: la vittoria di Giuseppe Sala ha scongiurato il naufragio totale, anche perché la minoranza interna era pronta a chiedere le dimissioni da segretario in caso di ko di Mr. Expo. Forse la tenuta nel capoluogo lombardo ha evitato questo assalto. Ma i problemi restano, perché il Governo è dato in affanno anche nei sondaggi. E a ottobre c’è il referendum sulle riforme istituzionali su cui Renzi ha puntato tutto, annunciando l’addio alla politica se non dovesse vincere.
Insomma, l’estate del leader dem si annuncia difficile perché ha perso il tocco magico. Dalla vittoria alle primarie, infatti, Renzi aveva fatto incetta di buoni risultati, con il 40% delle Europee come punto massimo del suo percorso. Ma dopo l’allarme giunto dalla Regionali del 2015, appuntamento in cui è maturato un sostanziale pareggio, c’è stato un disastro. Perché dopo il ko a Napoli, abbastanza prevedibile, c’è stata la debacle di Roma, anche questa messa nel conto, e quella di Torino, che – invece a differenza delle altre due -fino a qualche mese fa sembrava impensabile. Visto che sotto la Mole il Centrosinistra governava da decenni.
La sfida dei 5 Stelle
Per il Movimento 5 Stelle è giustamente il momento della festa. La presa di Roma e la rimonta di Torino sono risultati oggettivamente storici. Ma adesso Raggi e Appendino hanno un onere tutt’altro che secondario: l’amministrazione di queste città sarà la cartina di tornasole per comprendere la capacità di governo del M5S. In particolare la gestione della Capitale non sarà una passeggiata per sindaca neo-eletta. Perché un conto è gestire Parma, nonostante tutti i problemi che aveva la città emiliana, un altro è avere il potere in metropoli tanto complesse. Insomma, la ambizioni nazionali dei 5 Stelle non passano dai leader Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, bensì dalla due donne sindaco. Se Raggi e Appendino non deludono le aspettative, alle Politiche sarà difficile arginare l’avanzata pentastellata.
Centrodestra che arranca
I ballottaggi sono un ulteriore campanello d’allarme per il Centrodestra: la sconfitta di Stefano Parisi a Milano rende pessimo l’esito del voto delle comunali 2016. Perché il manager era riuscito a unire la “vecchia” coalizione, dal Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano alla Lega di Matteo Salvini. Il ko di Gianni Lettieri a Napoli era preventivabile, ma il divario è davvero immenso con un livello di affluenza da emergenza democratico. Un quadro negativo, che si somma a un primo turno a tinte fosche. La consolazione, molto parziale, arriva da Trieste e da Comuni di media grandezza, come Savona e Grosseto.
Sinistra napoletana
Infine, non sfugge un altro dato emerso a Napoli: Luigi de Magistris è stato rieletto sindaco con percentuali schiaccianti. Il trionfo dell’ex pm è la base per il progetto di un “movimento nazionale”, in grado di rianimare la sinistra radicale, uscita con le ossa rotta dalla tornata delle comunali del 2016. Anche se resta da capire l’appeal di questa iniziativa politica: il pericolo è la riproposizione dell’ennesima raccolta di sigle delle forza alla sinistra del Pd.