Direttorio. Primarie. Sondaggi. E tanti personalismi. Sul futuro di Forza Italia, nelle ultime ore, si è detto di tutto e di più. Ma nel giorno dell’operazione di Silvio Berlusconi, i dirigenti seguono l’esempio del loro leader: si affidano a Dio e ai medici. Perché la presenza dell’ex presidente del Consiglio in campo è sempre più necessaria per avere un futuro politico. Tocca a lui, infatti, indicare la soluzione migliore per essere ancora competitivi nell’ambito del Centrodestra. “La verità è che ora come ora non è cambiato nulla”, sintetizza con toni perentori uno dei parlamentari più in vista tra i forzisti. Il Cavaliere dovrà sottoporsi all’operazione per la sostituzione della valvola aortica. Un intervento che poi richiederà almeno un mese per la riabilitazione. Ma i tempi potrebbero essere più lunghi viste le raccomandazioni fatte sulla necessità di riposo. Così, nonostante un problema di salute tutt’altro che trascurabile, la linea ufficiale è quello di trasmettere l’immagine di un Berlusconi lucido anche sul lettino della sala operatoria. Per paradosso la malattia, comunque, ha evitato il processo che alcuni dirigenti volevano fare dopo il voto a Roma, dove la strategia confusa ha prodotto solo una rovinosa sconfitta.
TATTICISMI – “Forza Italia ha un leader ed è Silvio Berlusconi”, va ripetendo da giorni Mariastella Gelmini, diventata miss preferenze (ne ha ottenute oltre 11mila) a Milano dove ha trainato Stefano Parisi al primo turno. E, proprio grazie a questo risultato eccezionale, l’ex ministra dell’Istruzione è stata indicata come possibile erede del Cavaliere al comando degli azzurri. Il suo nome non dispiace ai maggiorenti del partito. Ma la diretta interessata al momento preferisce respingere al mittente queste ipotesi. Nella consapevolezza che così potrebbe finire rosolata a fuoco lento. Un’altra ex ministra, Mara Carfagna, segue la stessa strategia: nessuna nomination anticipata, perché così correrebbe il pericolo di finire sulla graticola e sotto i fulmini delle invidie incrociate. Di certo la sua “candidatura” è gradita dall’ala più liberal, di cui fanno parte Nunzia De Girolamo e Stefania Prestigiacomo, che già sulla legge per le Unioni civili si sono smarcate dal partito. “Niente nomi, niente personalismi. Dobbiamo pensare a stare sereni e uniti”, spiega un’altra fonte parlamentare. Un ragionamento basato su un dato: il problema di salute di Berlusconi arriva proprio mentre i rapporti tra Matteo Renzi e Denis Verdini sono ai minimi storici. E quindi nell’Alleanza liberalpopolare-Autonomie (Ala) si lavora per la creazione di un grande raggruppamento centrista. Saverio Romano, deputato verdianiano ma anche ex ministro delle Politiche agricole in un Governo Berlusconi, sta esplorando il territorio per un possibile ricongiungimento con Area popolare, a cui aggiungere pezzi di Scelta Civica. E a questo punto perché non provarci anche con parte di Forza Italia?
NIENTE PARISI – In un quadro di sostanziale confusione, ci sono alcuni punti fissi: la possibile leadership di Parisi è stata respinta dalla maggioranza del partito. Perché se dovesse diventare sindaco di Milano il manager avrebbe il dovere di amministrare, mentre in caso di sconfitta al ballottaggio contro Giuseppe Sala avrebbe comunque l’immagine perdente. E i suoi detrattori potrebbero avere gioco facile nell’opera di indebolimento. Un’altra certezza riguarda il nome di Alfio Marchini. Il fallimento elettorale a Roma ha spazzato via qualsiasi ambizione su scala nazionale. Quindi, per ora, meglio affidarsi alle mani di Dio.
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