Dopo l’intervento al cuore auguriamoci per Berlusconi altri cent’anni di bunga bunga. Per il Centrodestra di cui è stato leader indiscusso non c’è invece chirurgia che tenga. Se a Milano riuscirà a piazzare Parisi, sarà l’ultimo acuto prima dell’inevitabile sipario. Senza il Cavaliere, ormai vicino agli 80 anni, l’area che va da Forza Italia alla Lega e alla Meloni oggi non ha un leader capace di impensierire sul serio Renzi. Certo, alla bisogna si potrà chiamare un Papa straniero, tipo Mario Draghi, ma la mancanza di un ricambio presenterà a lungo un conto altissimo a tutto il Centrodestra. La colpa di questo vuoto è anche dello stesso Berlusconi, che non ha mai fatto crescere un vero delfino, preferendo puntare su leaderini fabbricati in provetta, più affidabili dei Fini, Tremonti e Alfano che in un modo o nell’altro ha costretto a scappare prima che compissero il prevedibile parricidio politico. Il potere che non lascia la presa è d’altronde una costante di questo Paese, dove nella società, nelle banche, nelle associazioni d’impresa, nei sindacati chi conquista una poltrona ci può restare imbullonato tutta la vita. Alla faccia di ogni rottamazione.
L'Editoriale