Gatti trovati morti, bombe carta, santini cosparsi di acido, proiettili in busta con i classici foglietti intimidatori. Si va al voto in circa 1.300 Comuni. E mentre non si fa altro che parlare delle grandi città – da Milano a Roma fino a Napoli – il cui risultato elettorale avrà inevitabilmente risvolti nazionali, c’è anche il lato più oscuro della medaglia. Un lato fatto di minacce, di candidati che resistono alle pressioni della criminalità e altri che decidono di rinunciare. Solo due giorni fa un imprenditore molto vicino al Movimento Cinque Stelle, Daniele Dito, a Scalea (Cosenza) è stato ricoverato, dopo che gli è esplosa in mano una bomba carta, lasciata (non per sbaglio, secondo gli inquirenti) nel suo giardino di casa. Un attentato bello e buono, insomma, che suona per alcuni come segno di avvertimento per i Cinque Stelle che si presentano alle urne. Ma basta spostarci di poco per avere episodi ancora più allarmanti, perché diretti. Siamo nella Piana di Gioia Tauro, terra martoriata dalla ‘ndrangheta. Nicola Marazzita è candidato sindaco a Galatro con una lista civica. Pochi giorni fa è arrivata una busta a casa. Ad aprirla è stata la moglie. Dentro c’erano cinque cartucce da fucile e un biglietto, dal messaggio inequivocabile: “ritirati o verrò a prenderti”. Ma restiamo ancora in Calabria. Siamo a Cosenza. Qui ad esser preso di mira è stato Francesco Mercurio, della lista “Per Cosenza oltre i colori” a sostegno del candidato sindaco di centrosinistra di Cosenza Carlo Guccione. Anche qui un messaggio e proiettili a corredo dell’intimidazione.
Da nord a sud
Ma non c’è solo la Calabria nel viaggio di questa campagna elettoral-criminale. Surreale quanto sta accadendo a Sulmona, in Abruzzo. Nel giro di pochi giorni si sono susseguiti tre episodi intimidatori: prima il biglietto lasciato sul parabrezza dell’auto di Claudia Pietrosanti (a seguito dell’episodio ha deciso di rinunciare alla campagna elettorale), poi il gatto trovato morto da un altro candidato, infine la telefonata minatoria. “Se non ti ritiri, per te sono guai”, ha detto qualcuno dall’altro lato della cornetta. E ancora. Andiamo in Sardegna, a Carbonia precisamente. Manolo Cossu corre, anche lui, con i Cinque Stelle. Qualcuno ha pensato bene di gettare benzina sulla saracinesca del suo negozio. Solo grazie al pronto intervento dei Vigili del Fuoco le fiamme si sono fermate all’esterno. Decisamente peggio è andata a Brindisi. Qui un candidato al consiglio comunale della civica di centrodestra “Viva Brindisi”, a sostegno del candidato sindaco Nicola Massari, è stato vittima di quello che i suoi compagni di coalizione hanno definito, non a caso, come un vero e proprio “attentato a scopo intimidatorio”, messo a segno con l’utilizzo di una sostanza urticante, quasi certamente soda caustica, cosparsa su santini elettorali e che ha bruciato le dita al malcapitato aspirante consigliere.
Auto colpite
C’è, poi, chi preferisce mandare chiari messaggi colpendo le auto. Ad Alife, in provincia di Caserta, Rosa Di Lauro partecipava ad un comizio. Nel mentre, però, qualcuno ha pensato bene di tagliare le ruote della macchina e rompere un faro. A Salerno, invece, la figlia di Margaret Cittadino, sindacalista della Cgil e candidato capolista di “Salerno di tutti, ha vissuto una campagna elettorale al cardiopalma, specie dopo che qualcuno ha incendiato l’auto della figlia, Luisa. Zero dubbi sul dolo: poco distante dal veicolo, infatti, gli investigatori hanno ritrovato una bottiglia contenente resti di benzina.