Scrivere su giornali e settimanali, che non è il suo lavoro principale, gli piace molto. Del resto la presenza sulla carta stampata, favorita dalle competenze tecniche, gli ha permesso negli anni di fare anche il “salto” nei salotti televisivi, acquistando una visibilità definitiva. Caratteristica importante, quest’ultima, che ha contribuito ad assicurargli qualche mese fa un’importante poltrona come componente dell’Autorità Antitrust. Proprio questo scranno, però, adesso rischia di mettere in serio imbarazzo Michele Ainis. Il costituzionalista, infatti, oltre a essere componente dell’Antitrust è anche editorialista del Corriere della sera e opinionista dell’Espresso. Sul settimanale che fa capo al gruppo De Benedetti, Ainis scrive già da qualche anno. E la sua presenza è confermata anche nell’attuale gerenza del settimanale. Ma qual è esattamente il problema?
IL NODO – Si dà infatti il caso che il Gruppo Editoriale l’Espresso, come comunicato a inizio marzo, sia impegnato nell’incorporazione della Itedi, la società controllata da Fiat Chrysler che pubblica La Stampa e Il Secolo XIX. Aggregazione che ha fatto molto discutere e che in termini di tiratura delle testate controllate oggi arriverebbe a coprire il 23% del mercato (con il limite di legge fissato al 20%). Insomma, va da sé che un’operazione del genere, che dovrebbe essere condotta in porto entro l’inizio del 2017, potrà essere perfezionata solo dopo il placet dell’Antitrust. Lo stesso presidente dell’Authority, Giovanni Pitruzzella, non più di qualche settimana fa, interpellato sul punto, aveva fatto capire che l’Antitrust avrebbe avuto voce in capitolo sulla vicenda. Ed è qui che spicca una posizione non proprio da manuale occupata da Ainis: come componente dell’Antitrust avrà accesso “privilegiato” a tutte le fasi della procedura che coinvolgerà un gruppo editoriale, L’Espresso, per il quale scrive assiduamente. Tra l’altro, come emerge dalla raccolta pubblicata sul sito del settimanale di casa De Benedetti, i contributi di Ainis vengono pubblicati da diversi anni. Insomma, un rapporto tra il costituzionalista e la casa editrice che si è consolidato nel tempo.
LO SVILUPPO – Da qui tutta una serie di dubbi e di perplessità che porterebbero a chiedersi se questa situazione di piede in due staffe per Ainis non sia evitabile. Sia chiaro, nessuno discute le capacità tecniche di un costituzionalista ormai da tanti anni sulla cresta dell’onda, ma è difficile negare che una situazione del genere non sia proprio facilmente gestibile. Si pensi soltanto a tutte le decisioni che nei confronti del nascente maxi gruppo editoriale potrebbero essere prese dall’Antitrust di Pitruzzella. Passaggi troppo delicati per essere interpretati da soggetti che non siano o soltanto non appaiano super partes. Per questo il caso di Ainis ha già fatto suonare un campanellino d’allarme. E continuerà a destare interesse nei prossimi mesi.
Tw: @Ssansonetti