Un’Europa indegna, responsabile della morte – diretta o indiretta che sia – di 880 migranti. Questo è l’assurdo bilancio stilato dall’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (Unhcr) che ha diffuso i suoi dati relativi alle vite umane inghiottite dal Mediterraneo la scorsa settimana a seguito dei ripetuti naufragi dei barconi carichi di migranti.
Ma i dati sono ancora più drammatici se riferiti ad un periodo più complessivo. Dall’inizio del 2016, le persone decedute nel tentativo di arrivare in Europa via mare dall’Africa o dalla Turchia sono 2.510. Cifre che inducono il portavoce dell’Unhcr, William Splinder, a ritenere che l’anno in corso “si stia rivelando particolarmente letale” per le rotta migratorie che passano dal Mediterraneo. Il paragone con il 2015 è immediato: nei primi cinque mesi dello scorso anno, le vittime delle migrazioni via mare erano 1.855.
Dall’inizio del 2016, prosegue il dossier Onu, hanno affrontato il viaggio via mare verso l’Europa 203.981 persone. Di queste, quasi tre quarti sono in prevalenza profughi siriani e afghani che hanno compiuto la traversata dalla Turchia alla Grecia prima della fine di marzo, quando è entrato in vigore il controverso accordo Ue-Turchia che ha rallentato il flusso. Mentre circa 46.714 persone, soprattutto migranti dall’Africa sub-sahariana, sono giunte in Italia, quasi lo stesso numero registrato l’anno scorso, così come è rimasto pressoché costante il flusso di arrivi dalla Libia.