Nessun genere porta l’arte fuori dai musei come la street-art. Segni e provocazioni che vivono tra la gente, nei luoghi della quotidianità, comparendo all’improvviso come all’improvviso può apparirci in una via un volto conosciuto o un fatto inaspettato.
Ci voleva perciò una bella dose di immaginazione e di coraggio per portare questa arte di strada proprio in uno di quei tempi da cui era fuggita, ospitando per la prima volta in un museo e in Italia, una mostra di Banksy, forse il più noto e apprezzato interprete al mondo per quanto riguarda questo genere di arte.
La mostra intitolata War Capitalism & Liberty apre oggi a Palazzo Cipolla, nel cuore di via del Corso, a Roma, per iniziativa della Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo e del suo presidente Emmanuele Emanuele. Nonostante Banksy sia considerato un genio, l’artista è tanto popolare quanto misterioso. Ma soprattutto è estraneo alle grandi mostre. Emanuele – che non ha mai esitato ad andare contro corrente, portando a Roma eventi persino difficili da proporre al grande pubblico (l’ultimo è stato quello sulle avanguardie europee di CoBrA) – ha finito così per provocare il provocatore, mettendo in fila nel museo della Fondazione Roma ben 150 delle opere nate principalmente per la strada.
Fino al 4 settembre si potranno vedere dipinti, sculture, stencils, copertine di dischi e oggetti rari, molti dei quali mai esposti in precedenza, raccolti dai curatori Stefano Antonelli, Francesca Mezzano e Acoris Andipa. Tutte opere raccolte da collezionisti privati e, dunque, non sottratti alla strada, ma appartenenti al genere che nella strada trova il suo spazio vitale, tra le persone che diventano così parte di uno stesso museo naturale.
Un museo dove l’artista Banksy resta anonimo e sicuro di saper restare nell’ombra, tanto da aiutare le migliaia di esperti che lo cercano in tutto il mondo offrendo per la prima volta, proprio nella mostra romana, un suo autoritratto.