Se volessimo restare in ambito calcistico, potremmo tranquillamente dire che la trasparenza non scende mai in campo, condannata a stare in tribuna e a vedere col binocolo una minima possibilità di convocazione. Già perché, mentre da una parte non si fa in tempo a digerire un’inchiesta che subito ne arriva un’altra più nuova e squallida della precedente, dall’altra anche la Figc (Federazione Italiana Giuoco Calcio) non brilla certamente per trasparenza. Un argomento, questo, che non è nuovo, perlomeno per La Notizia. Era luglio 2014 quando sottolineavamo che la Figc manca di una sezione sul sito istituzionale dedicata alla “amministrazione trasparente” entro cui poter trovare consulenze, bandi di gara e di concorso, enti e società controllate, beni immobili e gestione del patrimonio, dirigenti, numeri di telefono e curriculum vari. Insomma, parliamo di tutto l’armamentario la cui indicazione on line è stata regolata nel dettaglio dal decreto legislativo 33 del 2013.
Sono passati da allora due anni quasi. Ed è pure cambiata la gestione, essendo passata dalle mani di Giancarlo Abete a quelle di Carlo Tavecchio. Ebbene, cos’è cambiato? Nulla di nulla. La risposta che la Figc ha fornito a La Notizia, ieri come oggi, è sempre la stessa: “è tutto riportato nel bilancio sociale”. Peccato non sia così, dato che qui i capitoli di spesa sono riportati per macroaree, senza che si scenda nel dettaglio e senza che, ovviamente, siano discernibili curriculum o singole consulenze.
CROLLO COSTANTE – Certo – qualcuno dirà – la Federcalcio tecnicamente è una federazione di diritto privato che associa tutta una serie di società calcistiche. Ma come dice l’articolo 1 dello Statuto, è a sua volta federata con il Coni, il Comitato olimpico nazionale guidato da Giovanni Malagò il cui sito invece pubblica la sezione “amministrazione trasparente”. Senza contare che su 153 milioni di ricavi 2015, data dell’ultimo bilancio disponibile (aggiornato al 31 dicembre 2015), ben 46 (il 30%) sono arrivati proprio dal Coni, con un contributo annuale che naturalmente è rappresentato da risorse pubbliche. Ma non è tutto. Perché andando a sfogliare nel dettaglio il bilancio, emergono altri dati interessanti. A cominciare dai ricavi, in crollo costante: se nel 2012, infatti, ammontavano a 181 milioni, ora siamo calati di quasi 30 milioni. Ed è interessante che, oltre al contributo Coni, la voce da leone la facciano i diritti televisivi (31 milioni circa), mentre la vendita dei biglietti permettono di incassare solo poco più di un milione.
BUCHI E DEBITI – Ma il discorso si fa ancora più interessante per quanto riguarda i costi. Ovviamente qui sono le spese per l’attività sportiva ad essere esorbitanti (quasi 98 milioni). Di questi, quasi la metà – 44, per la precisione – servono soltanto per pagare gli ufficiali di gara. Arbitri, guardalinee e quarto uomo, insomma. Un costo non da poco, per come si ammette nello stesso bilancio, dato che è stato sforata la spesa prevista a riguardo di quasi 2 milioni. Per non parlare, poi, della struttura centrale: tra stipendi e consulenze (ovviamente nessuna è precisata nello specifico) se ne vanno altri 34 milioni.
Ma non è tutto. Perché c’è anche – e soprattutto – il capitolo debiti. La Figc, infatti, ha un monte debiti pari a 62,5 milioni di euro. Mica bruscolini, insomma. Ma entriamo più nel dettaglio. Undici milioni, infatti, sono debiti che la Figc ha contratto con varie società con cui lavora. Dalla Fmsi (che si occupa dei controlli antidoping) alla Carlson Wagonlit (che si occupa di viaggi e soggiorni) fino all’Azzura, ovvero la struttura ricettiva di Coverciano. Insomma, pare proprio che la Figc non paghi nessuno. Nemmeno lo Stato. Con l’erario – tra Iva non versata, Inps, Irpef e imposte varie – i debiti ammontano a quasi dieci milioni. Senza dimenticare, ancora, che la Figc deve dare soldi anche a giocatori tesserati (solo l’Associazione Italiana Calciatori avanza oltre 3 milioni), dipendenti e, addirittura, altre federazioni. E, infine, agli arbitri. Ancora loro. Già, perché se gli ufficiali di gara costituiscono il capitolo di spesa più esoso, sono anche coloro che avanzano più soldi dalla Federazione. Dai diritti d’immagine (2 milioni) fino ai costi “afferenti i rimborsi spese arbitrali legati alla direzione delle gare professionistiche e dilettantistiche” (altri 7,1 milioni). Insomma, c’è da credere che, se potessero, gli arbitri estrarrebbero il cartellino alla Figc. Rosso. Esattamente come il bilancio.
Tw: @CarmineGazzanni