Inizia oggi in tutte le città la mobilitazione del Partito Democratico con lo slogan #bastaunsì per incontrare i cittadini nelle piazze italiane. Da nord e sud esponenti del Pd, dai dirigenti nazionali ai parlamentari, sono ai banchetti a sostegno del “sì”, per la raccolta delle firme e promuovere il referendum costituzionale.
Renzi ha lanciato il “Referendum day” e lanciato dalla prima pagina dell’Unità il suo pensiero: “Rendere l’Italia un Paese con meno politici e più politica”. E riassunto: “Se vince il Sì diminuiscono le poltrone. Se vince il Sì, per fare le leggi e votare la fiducia sarà sufficiente il voto della Camera come accade in tutte le democrazie. Se vince il Sì avremo un governo ogni cinque anni. Se vince il Sì avremo meno poteri alle Regioni. Se vince il Sì i consiglieri regionali non guadagneranno più dei sindaci. Se vince il Sì aboliremo gli enti inutili a partire dal Cnel”.
In un’intervista a L’Eco di Bergamo poi Renzi ha continuato: “Se lo vinciamo, l’Italia diventerà un Paese più stabile. Se lo perdiamo, vado a casa. Per serietà. Non resto aggrappato alla poltrona. Questa è personalizzazione? No. Questa è serietà”.
La campagna per il Sì del premier è cominciata con la visita alla Brembo. Il premier è arrivato al Kilometro Rosso, con oltre mezz’ora di ritardo sulla tabella di marcia, accolto da Alberto Bombassei, patron dell’azienda. Insieme al lui, il ministro delle politiche agricole Maurizio Martina, il sindaco Giorgio Gori e il presidente della provincia Matteo Rossi.
Ed è qui, dal vivo, che il premier ha rilanciato il dibattito, alzando ancora di più i toni: “Se le riforme non passano sarà il paradiso terrestre degli inciuci. Il Paese va nell’ingovernabilità. Ci sarà un sistema per cui nessuno avrà la maggioranza” dalle urne, per cui “il potere passa nelle mani degli inciucisti. Io ne sono la dimostrazione. Io sono diventato presidente del Consiglio sulla base di un accordo parlamentare. Se non c’è una maggioranza, ci vuole per forza l’accordo in Parlamento. Così diventa ‘Votate per chi vi pare, tanto poi l’inciucio lo fanno a Roma’”, ha detto ancora il premier. Ma non basta. E allora eccolo Renzi lanciarsi addirittura in un parallelismo ardito scomodando Enrico Berlinguer, “anche lui favorevole alla fine del bicameralismo“. Peccato che, anche nel caso la riforma passasse, non si concretizzerebbe il bicameralismo dato che il Senato resterà una Camera esistente e costituita di soli nominati.
Ma non è finita. Perché il premier ha parlato anche dello scenario che si potrebbe profilare nel caso in cui il referendum non passasse. Ovviamente i toni – manco a dirlo – sono stati apocalittici. “Non è un caso che per il No ci siano tutti e il contrario di tutti, è normale che Grillo e Salvini siano sulle stesse posizioni. Si danno botte incredibili e poi si rialzano sempre perfetti. L’immagine che mi viene in mente è quella del wrestling. Sono uniti da una proposta? No, solo dall’esigenza di dire no, non si cambia”, ha sostenuto Renzi. Ribadendo che “ci sono troppi politici e questa riforma riduce il numero dei politici”. Negli Stati Uniti ci sono poco più di 500 politici, noi 945. La prima regola da 30 anni che la politica dice di voler attuare è ridurre il numero dei parlamentari”.