La sua “colpa” è stata di aver avviato una campagna anti-abusivismo. Che ha portato all’abbattimento di alcuni dei 300 edifici dichiarati abusivi dalla Corte di Cassazione. Così ha pagato il pugno duro con un attentato incendiario alla casa di suo padre. Il sindaco di Licata (provincia di Agrigento), Angelo Cambiano, è finito così in prima pagina. Ma non ha intenzione di arretrare di fronte alle intimidazioni. Al suo fianco sono arrivati altri 40 sindaci dell’agrigentino per una manifestazione in sua difesa. E a tutela della legalità. Anche il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha presenziato all’incontro per ribadire la vicinanza all’amministratore.
“Non lascerò perdere questa battaglia per un solo istante. Tra qualche mese nascerà mio figlio. Cosa gli racconterò? Che suo padre è fuggito? Non penso proprio”, ha detto il primo cittadini. “Di certo posso dire che al di là dello Stato, che mi è stato vicino in questi mesi, nessuno è stato al mio fianco. La politica mi ha abbandonato e non è quello che mi aspettavo”, ha attaccato Cambiano. Che ha comunque ammesso di avere “inevitabilmente paura”.
I sindaci scesi in piazza per il collega di Licata hanno lanciato un messaggio chiaro: “L’affermazione del diritto crea scandalo, fa del suo primo cittadino un eroe, suo malgrado. Saremo a Licata per manifestare la nostra solidarietà e l’indignazione”. “Alla comunità di Licata, profondamente offesa da questo vile attentato, la nostra vicinanza. Ad Angelo Cambiano il nostro incoraggiamento ad andare avanti nella difesa della nostra terra e dei valori della legalità”, hanno aggiunto gli amministratori siciliani.
La procura di Agrigento sta comunque proseguendo con le indagini. Le ipotesi di reato verso ignoti sono di incendio e minacce. Gli investigatori sperano tuttavia di riuscire a ottenere informazioni utili dai rilievi effettati sul luogo dove c’è stato il rogo.