Ho apprezzato il coraggio di Alfio Marchini.
Si è esposto su un tema impopolare e proprio in campagna elettorale: le droghe leggere. Attraverso un’esperienza personale, ha raccontato, durante un’intervista a Piazza Pulita, i danni provocati dalle canne. “Non ho un pugno chiuso, ma un abbraccio ai giovani che devono capire che fa danni”.
I giovani devono saperlo, ha concluso con un appello sincero: “non fate uso di droghe leggere”.
Si può essere d’accordo o meno su quanto ha affermato, con riscontri scientifici e altrettante esperienze personali contrastanti, ma almeno è arrivato un messaggio chiaro, preciso, concreto sulla sua posizione. Non è da tutti – soprattutto in campagna elettorale – esporsi così. Anzi. Io ancora aspetto di ascoltare interventi su temi divisivi da parte di esponenti di partiti che avevano condotto battaglie vitali e che poi le hanno fatte evaporare.
Oggi si tace per non compromettere un voto. Si aspetta la direttiva di un partito. La linea da seguire, mantenere. Si perde l’indipendenza intellettuale.
Si dice cosa si è votato al referendum solo dopo aver ricevuto i risultati, per non perdere consensi.
Si tace, si manda avanti l’amico, il portaborse, si rinnegano interventi, si inventa un furto dell’identità sui social per giustificare una frase di cui ci si è pentiti, si cancella dalla memoria del web l’archivio che potrebbe compromettere una nuova alleanza o la reputazione.
Alfio Marchini si è esposto. C’è chi ha scritto che si è così fumato definitivamente Roma per aver ammesso di essere contro le canne.
C’è chi pensa che sia la sua inesperienza ad averlo fatto esporre e che il buon senso gli avrebbe dovuto suggerire di rimandare questo appello.
Io invece ho ascoltato un padre, un uomo. Ha agito con la passione, la pancia, l’istinto e l’onestà che manca ormai alla politica e agli strateghi che ci hanno solo voluto confondere.
L’onesta è da premiare. Sempre. Perché dote rara.