Caro Augias, non c’è pericolo più grande di quello che fornisce all’abbigliamento, all’atteggiamento, l’alibi per suscitare tentazione e di conseguenza una violenza.
Ma il confine è breve e spesso certi accostamenti vengono equivocati, declinati in altri pregiudizi.
Corrado Augias in diretta televisiva, per commentare la violenza subita dalla piccola Fortuna di Caivano, forse non ha avuto il tempo per approfondire un’analisi. Forse non l’ha espressa al meglio.
Tuttavia il suo commento sui boccoli e sulla posa della piccola Fortuna che si vedono nella fotografia che circola in rete e in televisione in cui dimostrerebbe- per lui- più della sua età, è dannoso e lo dico da madre.
Io in quella fotografia non vedo le baby modelle acconciate da adulte. Ragazzine trattate come caricature. Non vedo il danno che spesso ho rilevato in servizi fotografici in cui l’obiettivo cattura in modo innaturale pose e ammiccamenti da far venire voglia di denunciare lo stilista e il fotografo.
Io in quella fotografia vedo una bambina di cinque anni innocente, che ha subito violenza ed è stata uccisa.
Altrimenti staremmo fornendo l’occasione per giustificare pervertiti che per strada si sentiranno sostenuti da simili posizioni e abborderanno una ragazza che non è andata a scuola con la coda di cavallo.
Che ha indossato un pantalone più aderente o una maglietta più corta. A quel punto cosa faremo? Condanneremo sua madre per induzione alla provocazione? Per aver indotto alla violenza?
Un abito scollato, un rossetto, un tacco, uno spacco, un boccolo non può giustificare un reato. Io condanno senza se e senza ma.
Un pedofilo è un pedofilo.