Il consiglio regionale della Lombardia è diventato una curva sud. Con striscioni e cori di contestazione. La scintilla è stata la presenza in Aula dell’ex vicepresidente della giunta, Mario Mantovani (Forza Italia), arrestato per corruzione e tornato in libertà per un disguido sui tempi di deposito delle motivazioni del Riesame. I consiglieri del Movimento 5 Stelle hanno dato vita a una protesta, mostrando uno striscione con la scritta “Onestà” e impedendo inizialmente l’intervento dell’ex numero due del Pirellone con una plateale occupazione. Così il presidente del consiglio regionale Raffaele Cattaneo (Ncd) ha avviato procedure di sanzione, espellendo due esponenti pentastellati.
Le parole di Mantovani
Più tardi Mantovani è riuscito a prendere la parole, con i 5 Stelle che però hanno abbandonato l’Aula per non ascoltarlo. “Ero incerto fino a stamattina su quale fosse la scelta giusta da fare. Dopo aver ascoltato amici e parenti, ho ritenuto di dar retta alla mia coscienza”, ha affermato. “Essere stato reintegrato potrebbe apparire come una prima vittoria, ma non è così. I cittadini hanno bisogno di verità”, ha aggiunto rivendicando il ruolo svolto per il Paese. E così ha scandito: “Mi sento sinceramente estraneo a tutte le accuse mosse”. Quindi “non fuggo ma affronto la sfida, una delle più drammatiche dopo la morte”, ha chiosato.
Ma il centrosinistra in consiglio regionale ha duramente criticato il comportamento di Mantovani. “Norme e regolamenti permettevano oggi il reintegro pieno del Consigliere Mantovani ai lavori d’Aula. L’opportunità e una maggiore sensibilità istituzionale avrebbero però dovuto consigliargli di non prendere parte ai lavori”, ha affermato Umberto Ambrosoli. “Invece non solo è venuto in Aula, ma ha anche preteso di fare un discorso che, francamente, reputo essere una provocazione immotivata e gravemente inopportuna”, ha aggiunto. E d’altra parte è stata giudicata una “provocazione altrettanto inopportuna quella del M5S. L’occupazione dei banchi della Presidenza, l’esposizione di striscioni, grida, urla; l’utilizzo di fischietti per impedire ad altri di parlare fino a determinare la sospensione della seduta per tutta la mattina”.