Da più parti si dice che stavolta la trattativa andrà a segno perché il Milan ha bisogno di nuovi fondi e tra i gruppi che possono entrare ce ne sono diversi di una certa solidità. Gli acquirenti arrivano dalla Cina. Tuttavia a Milanello e in Fininvest finché non vedono la firma del Cav fanno come San Tommaso. Perché ogni volta che Berlusconi vede giocare il Milan si deprime e pensa che occorra una rifondazione. Per la quale però servono soldi. E allora si convince ad aprire a nuovi partner. Poi però quando sulla scrivania gli arrivano i documenti confezionati dai legali tentenna e trova sempre un pretesto per guadagnare tempo. Del resto togliersi una parte del club rossonero equivale a togliersi un rene o una costola. Sente proprio il dolore fisico. Ai suoi figli non tanto tempo fa ha detto di non vendere mai né la casa di Arcore né il Milan. A distanza di qualche mese è lui che vuole cedere il club rossonero. Qualcosa non torna. Che il Cav non riesca più a trovare il bandolo della matassa per sbrogliare la crisi di risultati di Montolivo e compagni è risaputo. Lo si vede dai cinque allenatori cambiati negli ultimi 25 mesi. Allegri, Seedorf, Inzaghi, Mihajlovic e Brocchi. A eccezione del primo tutti ancora sul libro paga del Milan.
BACCHETTA MAGICA – Uno degli acquirenti più quotati per prendersi il club sarebbe il gruppo cinese Alibaba, seppure alcune fonti vicine al gigante del commercio online escludono una trattativa. Le stesse fonti avvalorano l’interesse al Milan proveniente da più parti, “non solo cinesi”. Altre voci parlano di un interessamento anche di Hutchison Whampoa, gruppo leader nel mondo delle telecomunicazioni che fa capo a un altro cinese, Li Ka Shing. Oggi è in programma l’assemblea degli azionisti del Milan, con successivo cda. Entro un paio di settimane Berlusconi avrà chiara la situazione se dare l’esclusiva a un gruppo per trattare l’ingresso di nuovi partner nel Milan. Stiamo parlando di esclusiva per la trattativa, non di cessione di una parte o della maggioranza del Milan. Poi, si entrerà nel merito. Più che Alibaba al Milan serve il genio della lampada.
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