L’Italia è pronta a mandare i suoi soldati in Libia. Ufficialmente per difendere i pozzi di petrolio dagli assalti dell’Isis. Sotto richiesta dell’Onu che vuole assegnare a Roma un ruolo guida. Ma nei fatti la missione è tutta da chiarire Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha optato per la svolta dopo l’appello del presidente libico, Fayez al-Sarraj, per la difesa dei punti sensibili, e in seguito alle pressioni esercitate dagli Stati Uniti con il numero uno della Casa Bianca, Barack Obama, in prima linea a chiedere un maggiore sostegno dell’Europa nella guerra all’Isis, in Siria come in Libia. Il presidente del Consiglio ha così smentito i suoi proclami pacifisti declamati in diretta televisiva: “Se c’è la necessità di intervenire, l’Italia non si tira indietro. Ma non è questo il caso della Libia”, diceva appena due mesi fa Renzi. Aggiungendo: “Con me premier l’Itala non va in guerra”.
La voce dell’Onu sulla Libia
Il viaggio europea di Obama ha sortito un importante effetto: spingere Roma ad accettare l’impegno in Libia, sotto il cappello delle Nazioni Unite, e stimolare la Gran Bretagna sulla missione in territorio siriano.. Al-Sarraj aveva già invitato “i Paesi vicini della Libia a intensificare la cooperazione con Tripoli per sventare questi attacchi e fermare il flusso di foreign fighter come parte degli sforzi nazionali per combattere l’Isis e l’immigrazione illegale”. L’appello ha ottenuto il “sostegno” del G5, ossia Usa, Gran Bretagna, Italia, Francia e Germania. Certo, la linea ufficiale di Palazzo Chigi è quella del “niente avventure”. Ma il Corriere della Sera cita fonti governative, che parlano di un “apporto italiano alla missione” che “potrebbe essere superiore al 50% del totale dei militari dispiegati”. Stando alle prime ipotesi il contingente potrebbe essere formato da un poco meno di mille soldati tra Arma dei Carabinieri ed Esercito.
La buttiamo su migranti
Matteo Renzi ha già trovato anche il modo per giustificare la campagna in Libia. Presentare l’intervento all’opinione pubblico come uno strumento per limitare gli sbarchi. “Con il consolidamento del governo libico sarà più facile mettere fine all’emergenza migranti”, ha detto il presidente del Consiglio. Insomma, per mandare giù il rospo agli elettori viene agitato lo spettro dell’invasione.