Sono contrari alle trivelle, ma stavolta i Cinque Stelle hanno fatto un buco nell’acqua. Esattamente come Forza Italia e Lega, promotori della sfiducia al Governo rivelatasi un assist per il premier. Il voto parlamentare ha permesso infatti a Renzi di fare un discorso che lascerà un segno. Forte anche della copertura di Giorgio Napolitano, ormai intoccabile ma non privo di memoria dopo l’inchiesta flop sulla trattativa tra Stato e mafia, il capo dell’Esecutivo ha messo all’angolo quel giustizialismo che ha correttamente definito una barbarie. Uno schiaffo all’utilizzo mediatico degli avvisi di garanzia che da venti anni consente alla magistratura di tenere sostanzialmente in scacco la politica. Una partita costata cara a Craxi e che ha influenzato tutta l’era berlusconiana. Per chi ha una visione liberale dello Stato, dove il fulcro è una divisione perfetta dei poteri, Renzi ha rivendicato un principio sacrosanto e purtroppo evidentemente disatteso, anche per l’insipienza (e le ruberie) della politica. È ora perciò che le eventuali nuove sfiducie abbiano una strategia. Se no a furia di autogol questo Governo può attaccarsi sulla maglia uno scudetto dietro l’altro.
L'Editoriale