Il gigante è il potere. La bambina è una piccola, coraggiosa, rivoluzionaria e romantica regione: la Basilicata.
Supera il quorum al referendum mentre i politici giocano un loro derby sulla pelle, le palle e le bacheche degli elettori. E così, fra un ciaone, un botta e risposta fra Nicodemo ed Emiliano, fra punzecchiatine più definitive fra Renzi e sempre il Presidente della regione Puglia a scrutini quasi ultimati, in punta di piedi si fa largo lei: la Basilicata.
Ma come? Proprio la regione che volevano comprare attraverso il miraggio dei posti di lavoro, dell’illusione della ricchezza?
Si è rialzata. Dalla banalizzazione evocata a gran voce nei talk (e chi se la dimenticherà mai la definizione “desolata” di Sorgi a Ballaró). Dall’isolamento. Dalle mortificazioni subite negli anni.
Dall’imposizione delle trivelle. Non è bastato? Non ne sarei così convinta. La gioia evocata per l’astensionismo in altre regioni non è così netta.
Che fosse oggi bellissima, con i Sassi di Matera, il paesaggio costiero, il mare, i boschi, le colline, le montagne, le scenografie cinematografiche naturali, era cosa assai nota.
Ma la sua bellezza non è una gratificazione che si esaurisce nelle immagini delle cartoline turistiche diffuse ormai, in tutto il mondo.
La sua bellezza è resistenza. Si riparte da questo.
Qualche volta anche nella sconfitta si trova l’anello mancante per ricucire una catena di vittorie.
Questo dato era, almeno per me, il più efficace. Quello per cui mi sono impegnata al fianco della regione in cui sono nata e cresciuta.
Cari lucani, grazie alla vostra partecipazione avete ottenuto l’obiettivo più arduo: fare la differenza. Diventare il punto di rottura.
Proveranno a ricucire, riconquistarvi . Affascinarvi.
Ma ora avete gli strumenti, il termometro per misurare l’effettiva onestà degli intenti. Si chiamano prove.
C’è tanto lavoro da fare.
Abbiamo eccellenze da preservare. Risposte sulla salute da ottenere. Aziende e agricoltori messi in ginocchio da rialzare. E, al contempo, allarmismi da contenere per zone non contaminate e non in discussione, in cui si produce la vera ricchezza lucana: ciò che nasce dalla terra.
Abbiamo uomini e donne dall’indiscutibile coraggio a cui dire grazie. E non “ciaone”.
Ho visto un nonno di 105 anni spingersi con fatica fino al seggio, a Policoro.
Lui nemmeno sa cosa significhi questo termine ” ciaone”. Però sa cosa significhi la dignità del voto.
Non sono mai stata così pubblicamente fiera di essere lucana.