Due milioni di euro in totale per le prestazioni in “conto terzi”. Usati per pagare dipendenti nel caso di eventi “occasionali e temporanei”, organizzati nei musei e nei monumenti italiani. Insomma, le manifestazioni straordinarie sono un vero affare per molti dipendenti. Che “in alcuni casi i dipendenti sono al confine del secondo stipendio”, denuncia il presidente della commissione Affari costituzionale della Camera, Andrea Mazziotti (Scelta civica). Con una beffa ulteriore per la schiera di giovani precari. Per carità, tutto in piena regola. Perché ogni aspetto è scritto nero su bianco in un accordo sindacale firmato nel 2010. Peraltro la cifra di due milioni “non è a carico delle amministrazioni, ma dei concessionari”, ha puntualizzato il ministro dei Beni culturali e del Turismo, Dario Franceschini, nel corso di un question time a Montecitorio. Ma allora per quale motivo il deputato di Scelta civica ha sollevato il caso? Il pericolo è che ci sia comunque una sorta di costo indiretto per il bilancio dello Stato. E Mazziotti, durante un intervento in Aula, ha evidenziato: “Quando il fenomeno diventa così diffuso, e ci sono aree geografiche in cui questo avviene in particolar modo, il fatto che un concessionario possa permettersi di pagare tante ore in conto terzi, significa che il rapporto con l’amministrazione lascia un ampio spazio di utili. Altrimenti il concessionario avrebbe difficoltà a farvi ricorso”.
Troppo margine di libertà
La questione non è certamente nuova. Già nel 2004 la Corte dei conti, nella sua “Indagine sulla gestione sui servizi d’assistenza culturale e d’ospitalità per il pubblico”, ha sottolineato le perplessità “sull’assoluta genericità e indeterminatezza delle singole convenzioni”. Stessi rilievi sono stati mossi “all’accordo sindacale allora in vigore, osservando come il contratto integrativo tra Ministero e organizzazioni sindacali non contenesse alcun riferimento, tra le materie oggetto di contrattazione, alla disciplina delle prestazioni in conto terzi”, riporta Mazziotti nella sua interrogazione. Ma le perplessità della magistratura contabile non hanno avuto conseguenze: nel 2015 la stima è di due milioni di euro spesi per questo strumento. Franceschini ha preso atto. E alla Camera si è impegnato: “Il conto terzi deve essere l’eccezione non la regola”.
Dove sono i giovani
Il problema è di organizzazione all’interno del ministero: “Spero che nella generale opera di riordino avviata dal ministro sarà messa la parola fine al ricorso sistematico allo strumento del conto terzi”, afferma in merito il deputato di Scelta civica. Ma la questione è anche politica: “Invece di pagare continuamente degli straordinari indiretti ai dipendenti pubblici, sarebbe meglio destinare le risorse all’assunzione di giovani”. Un tema che fa tornare anche in mente i 500 giovani per la cultura. Che dopo un lungo stage a meno di 500 euro, rischiano di restare appiedati.