Lente di ingrandimento dell’antimafia sulle amministrative di giuugno. La commissione presieduta da Rosy Bindi, infatti, ha intenzione di mettere a punto un lavoro di osservazione delle liste elettorali nei comuni sciolti per mafia, in quelli precedentemente sciolti per mafia e mai tornati a votare per esempio per mancanza di liste (come il comune di Platì) e in alcuni comuni che hanno avuto la commissione d’accesso e sono in commissariamento. Si tratta di una decina di comuni. E tra questi c’è anche Roma.
“C’è stata in ufficio di presidenza una sostanziale unanimità sulla relazione che ho illustrato la volta precedente e che è sostanzialmente pronta”, ha detto infatti la presidente Rosy Bindi, che spiega come vi sia “l’impossibilità da parte della Commissione di fare un lavoro su tutte le liste delle amministrative, con 1.400 comuni che vanno al voto e con più di 150mila candidati. I tempi e gli strumenti che abbiamo a disposizione – chiarisce la presidente – sono limitati e non ci consentono di fare questo lavoro”.
Qualunque campionamento sarebbe stato arbitrario, pertanto. Nella relazione, peraltro, si denunciano due dati di fatto che sono persegno di particolare preoccupazione: sono proprio le amministrazioni locali il primo varco delle mafie nelle pubbliche amministrazioni, nei rapporti con la politica anche nell’economia. Ecco allora che diventa necessario monitorare e controllare le liste in quei comuni “a rischio”. Compresa la Capitale d’Italia.