Chissà se qualcuno, in questi giorni di febbrili confronti, ha avuto modo di farci caso. O magari l’ha notato pensando che fosse benaugurante. Sta di fatto che, volendola mettere in battuta, si potrebbe dire che dietro al nuovo fondo salva banche c’è odore di santità. Eh sì, perché nelle retrovie del marchingegno messo su da banche, fondazioni e dal ministero dell’economia guidato da Pier Carlo Padoan, spuntano fuori pure i salesiani. Per arrivarci bisogna risalire la catena di “comando” del fondo Atlante, ovvero quel veicolo da 5-6-7 miliardi di euro lanciato per sostenere la ricapitalizzazione delle banche in difficoltà e favorire la cessione delle sofferenze. Il fondo, a cui tra gli altri aderiranno Unicredit, Intesa, Ubi, Generali, Cattolica, Unipol, fondazioni e in piccola parte la Cdp, sarà manovrato dalla Qaestio sgr, ovvero una società di gestione del risparmio che ha dietro tutto un “mondo”.
NELLE RETROVIE – Per prima cosa c’è tutto un percorso che porta dritto in Lussemburgo, ovvero la piazza finanziaria che tante facilitazioni riconosce quando si tratta di far “girare” soldi. La sgr, infatti, fa capo alla società lussemburghese Qaestio Investments Sa, che a sua volta è controllata dall’altra lussemburghese Qaestio Holding. Ebbene, risalendo ulteriormente i gradini viene fuori che il 15,6% di quest’ultima è in pancia alla Direzione generale Opere Don Bosco, in sostanza il braccio amministrativo della Congregazione religiosa dei salesiani. Davvero una sorpresa, almeno per quanto riguarda i collegamenti che a cascata portano al fondo Atlante. Non è invece una sorpresa in assoluto il coinvolgimento in grossi affari economici dei salesiani, il cui esponente principale nelle recenti gerarchie ecclesiastiche è stato l’ex segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone. Non molto tempo fa, infatti, la Congregazione è stata coinvolta nella presunta truffa subita dagli stessi salesiani in riferimento alla destinazione della corposa eredità del marchese Alessandro Gerini.
LA STORIA – Una vicenda da cui è scaturita un’inchiesta che ha coinvolto l’economo, don Giovanni Battista Mazzali, e ha costretto lo stesso Bertone a intervenire più volte per fornire la sua versione dei fatti. Il fatto certo è che ora la Direzione generale Opere Don Bosco rispunta dietro la Qaestio, la holding lussemburghese che sta in cima alla piramide organizzativa del nuovo fondo salva banche. Il primo maggior azionista di Qaestio, per inciso, è la fondazione Cariplo di Giuseppe Guzzetti, seguita tra gli altri dalla Cassa di previdenza dei geometri e dalla Fondazione cassa dei risparmi di Forlì. La Questio sgr, dal canto suo, è presieduta dall’economista Alessandro Penati, vestale del libero mercato ed editorialista di Repubblica, ed è guidata dall’Ad Paolo Petrignani. Il tutto per una struttura che, comunque la si metta, è destinata a destare ancora parecchie curiosità.
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