Il Governo viene rimandato in materia di semplificazione. Perché corre il rischio di incrementare il caos burocratico. Finendo in Tribunale in molti casi. Il Consiglio di Stato ha infatti bocciato la Segnalazione certificata di inizio attività (Scia), pensata per velocizzare le pratiche burocratiche per artigiani commercianti e imprenditori. Ma il testo della ministra della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, ha destato la perplessità dei giudici amministrativi. Il motivo? Non delinea un quadro legislativo esatto in cui muoversi. Con il paradossale pericolo di ingarbugliare le pratiche. “Lo schema di decreto legislativo in esame sceglie di non esercitare una parte importante della delega: manca, infatti, la ‘precisa individuazione’ dei procedimenti soggetti a Scia, a silenzio assenso”, ha scritto il Consiglio di Stato nel suo parere. Parole nette sull’incompletezza del provvedimento. Che perciò necessita di integrazioni, altrimenti la semplificazione resta un sogno. “Anche il Consiglio di Stato e la Conferenza Unificata hanno certificato la sua incapacità spiegando come la semplificazione della Scia è da rifare perché non semplifica un bel nulla e anzi rischia di far esplodere il contenzioso”, dice a La Notizia il deputato di Alternativa Libera, Massimo Artini.
A COSA SERVE IL PROVVEDIMENTO –La dichiarazione consente di iniziare (o cessare) un’attività produttiva, accorciando i tempi e l’esecuzione di verifiche per quanto riguarda i controlli preliminari da parte degli enti competenti. In particolare, con la cancellazione di permessi e concessioni varie, si punta alla salvaguardia delle attività privata, valorizzando il canale digitale per la comunicazione. Ma la completezza della legge sulla Scia diventa quindi centrale per non confondere il cittadino nel magma della burocrazia, aumentando la possibilità di contenziosi. “Sarebbe stato auspicabile che l’attuazione della delega preferibilmente con un unico decreto legislativo, non prescindesse dall’opera di ricognizione e classificazione dei procedimenti”, sostiene il Consiglio di Stato, riconoscendo che il lavoro “non è facile”. Per i giudici amministrativi l’intenzione del provvedimento Madia è comunque di “indiscutibile utilità”. Il problema è quindi nel “come” è stato redatto.
INCOGNITE SCIA – Il quadro delineato è sostanzialmente dell’assenza di precisione. Che manderebbe in confusione il cittadino chiamato a orientarsi tra le “nuove potenzialità della liberalizzazione delle attività economiche e il permanente potere di intervento delle pubbliche amministrazioni, con le sue diverse tipologie”, rilevano i giudici amministrativi. Perché non sono chiari “termini entro i quali l’amministrazione è tenuta a rispondere ovvero entro i quali il silenzio dell’amministrazione equivale ad accoglimento della domanda”. Da qui il suggerimento di completare la modulistica “prevedendo la conoscibilità degli elementi attraverso siti istituzionali delle pubbliche amministrazioni”. Insomma, emerge più di qualche criticità nella Scia. E dall’opposizione fanno notare gli scivoloni del Governo. Subito messi in risalto dall’opposizione. “La politica degli slogan del premier Renzi inizia a fare i conti con la realtà, parla di lotta alla burocrazia ma poi quando deve tradurre le chiacchiere in fatti, non è all’altezza”, chiosa il leader di Possibile, Pippo Civati.