di Stefano Sansonetti
Erano caduti sotto l’implacabile scure della spending review 2012. Quegli enti di ricerca, per il tecnogoverno guidato da Mario Monti, erano troppi e andavano tagliati. Dopodiché, complici proteste e ribellioni, sono riusciti a sopravvivere. E adesso l’esecutivo, che prima li voleva cestinare, ha predisposto un decreto che complessivamente li finanzia per 37 milioni e 844 mila euro. Una retromarcia incredibile, o forse un errore di valutazione che come tanti altri rimarrà nella storia dell’esecutivo dei professori. Protagonisti di questa vicenda sono quattro enti di ricerca, ossia l’Istituto nazionale di ricerca metrologica, la Stazione zoologica Anton Dohrn, l’Istituto nazionale di alta matematica e l’Istituto italiano di studi germanici. Sulla base delle prime bozze del decreto di revisione della spesa, il dl 95/2012, avrebbero dovuto abbandonare la scena. Di più, perché in un ridisegno complessivo degli organismi di ricerca, a questi si sarebbero dovuti aggiungere da una parte l’Istituto nazionale di astrofisica e il Museo storico della fisica, destinati a essere accorpati all’Istituto nazionale di fisica nucleare, dall’altra l’Istituto nazionale di oceanografia e geofisica sperimentale, destinato a essere inglobato nell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. Il piano, però, è poi andato a farsi benedire davanti alla protesta vibrante del sottore.
Il decreto Profumo
Per carità, nessuno si sogna di mettere in discussione l’importanza delle attività svolte da buona parte di questi enti. Così come non si può tacere sulle sempre più esigue risorse destinate dall’Italia alla ricerca. Risulta però di tutta evidenza l’atteggiamento schizofrenico del governo. E così nei giorni scorsi è arrivato in parlamento, sul tavolo della commissione speciale, un decreto firmato dal ministro dell’istruzione e della ricerca, Francesco Profumo. In esso si provvede a ripartire per il 2013 il fondo ordinario destinato agli enti di ricerca. Si tratta di 1 miliardo e 768 milioni di euro, gran parte dei quali sono stati destinati al Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) e all’Asi (Agenzia spaziale italiana).
Dopodiché quelli che saltano all’occhio sono proprio gli stanziamenti previsti per i quattro enti che soltanto qualche mese fa avevano visto il baratro, dopo essere stati inseriti nella lista nera della spending review. Così si scopre che profumo ha destinato 19 milioni e 611 mila euro all’Istituto nazionale di ricerca metrologica, 15 milioni e 211 mila euro alla Stazione zoologica Anton Dohrn, 2 milioni e 383 mila euro all’Istituto nazionale di alta matematica e 647 mila euro all’Istituo italiano di studi germanici. In tutto, appunto, fanno più di 37 milioni di euro, che andranno a immettere nuova linfa finanziaria nelle vene di enti destinati qualche tempo fa alla cancellazione.
Naturalmente il fondo ordinario per gli enti di ricerca viene sostenuto con risorse che servono ai singoli progetti di ricerca. Nelle tabelle allegate da Porfumo al decreto viene fuori un elenco particolarmente ricco di iniziative che lo stesso dicastero ha ritenuto meritevoli di aiuto finanziario. Molti di questi progetti, tra l’altro, hanno una durata pluriennale, e quindi le cifre riportate all’interno del decreto fanno riferimento allo stanziamento a valere sul 2013, che quindi è soltanto una parte del finanziamento complessivo.
I singoli progetti
Tra le assegnazioni un po’ più curiose, se così si può dire, per l’anno in corso spunta 1 milione tondo di euro per il “Talmud”, ovvero il progetto di traduzione integrale in lingua italiana del “testo esclusivo della cultura ebraica”. Il piano è gestito dal Cnr, che ricorda come il finanziamento totale sia di 5 milioni di euro, a decorrere dall’anno 2010.
Rimane il fatto che sulla ricerca si è consumato un mezzo pasticcio da parte del governo Monti, il quale anche in questa occasione ha dimostrato come minimo di avere le idee poco chiare. Una questione che, fatte le debite proporzioni, ricorda altri errori come quello che è stato compiuto sugli esodati, ovvero su quelle centinaia di migliaia di cittadini che sono rimasti senza pensione e senza lavoro a seguito della riforma previdenziale targata Elsa Fornero. Inizialmente il ministero del lavoro aveva stimato in poco più di 60 mila gli esodati. In realtà sono molti di più. E per venir loro incontro bisognerà trovare altre risorse.
@SSansonetti