Da giorni il premier non fa che ripetere lo stesso concetto, come un disco rotto: “Non siamo un Governo di lobby”. “Governo di lobby lo dicano ad altri”. “Noi Governo di lobby è una barzelletta”. Se a qualcuno fosse sfuggito, è questo il nervo scoperto di un premier che secondo il suo ex ministro Guidi, intercettata al telefono, si è fatto imporre dai gruppi di potere persino il ministro del Tesoro. Una rivelazione che può sorprendere solo gli ingenui, visto che da due anni in Italia si fa carriera solo se si passa da una serie di fondazioni notoriamente vicine al Presidente del Consiglio. E mai le lobby erano entrate come adesso direttamente nei Cda delle grandi imprese pubbliche. Molto arduo, dunque, credere al capo di un Governo che con i poteri forti va a braccetto, e non lo nasconde neppure. Basti vedere quante volte è andato a baciare la pantofola alla Fiat di Marchionne o – da un’altra prospettiva – il trattamento di favore che gli riserva la stampa controllata dai grandi gruppi industriali. Così sui giornali ci si dimentica delle promesse, come quella dei 500 euro ai giovani per investire in cultura. Le lobby che suonano mentre l’Italia affonda.
L'Editoriale