Ci vorrebbe un’intera puntata di Chi l’ha visto? per sapere dove è andato a finire il bonus cultura per i 18enni. E ci sarebbe bisogno di una Federica Sciarelli in grande forma per capire come mai la “mancetta”, secondo la definizione delle opposizioni, non sia mai arrivata nelle tasche dei giovani. Finendo nel dimenticatoio. Un fatto è certo: è già aprile e i 18enni per andare al cinema o visitare un museo devono mettere mano al portafogli. La situazione rischia di non risolversi a breve: di mezzo ci sono i conti pubblici in sofferenza. Così sembra trascorsa un’era geologica da quando il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, scandiva: “Per ogni euro in più investito in sicurezza, ci deve essere un euro in più investito in cultura”, fornendo una personale risposta agli attentati di Parigi del 13 novembre. E mettendo, sul piatto 290 milioni di euro. Almeno a parole.
Il mistero sui tempi
La card elettronica di 500 euro all’anno ai neo-maggiorenni aveva la finalità di stimolare i consumi culturali. Il funzionamento avrebbe dovuto ricalcare quello di una carta prepagata. Ma, anche in questo caso, è tutta una ipotesi. Perché di pratico non si è visto nulla. Il problema sostanziale è l’assenza del decreto attuativo. Che, carte alla mano, è già finito fuori tempo massimo: entro febbraio era attesa la sua emanazione per consentire ai 18enni di beneficiare del bonus. Nonostante i pesanti ritardi, fonti ministeriali si limitano a riferire a La Notizia che la soluzione è “in dirittura di arrivo”. Il caso ha sollevato qualche perplessità anche nel Partito democratico. Il deputato Piergiorgio Carrescia ha infatti presentato un’interrogazione alla Camera per chiedere lumi a Palazzo Chigi. La condizione attuale “impedisce a tantissimi giovani l’utilizzo di un positivo strumento di accesso a rappresentazioni teatrali e cinematografiche, per l’acquisto di libri”, scrive il parlamentare del Pd nel documento depositato. Nel dibattito si inserisce una questione di stringente attualità, nell’ottica della scrittura del Documento di economia e finanza (Def), con la necessità di far quadrare il bilancio in un momento di nuova sofferenza. E con la preoccupazione che l’Unione europea non voglia più concedere aperture sulla spesa italiana.
Vecchie polemiche
Dall’opposizione parte un attacco frontale. “La politica economica di Renzi ha fallito visto che dal giorno del suo insediamento il debito pubblico è cresciuto di circa 64 miliardi di euro”, accusa Massimo Artini, deputato di Alternativa Libera. Il dibattito diventa ancora più di attualità dopo la promessa vagheggiata sugli 80 euro per le pensioni minime. “Il presidente del Consiglio inizia ad affogare nel mare di provvedimenti-mancia, che ha annunciato ma che non è in grado di finanziare. Mentre le misure indispensabili non ricevono adeguate risorse”, incalza il leader di Possibile, Pippo Civati. Del resto sul bonus cultura per i giovani c’erano già state vecchie polemiche: dal provvedimento sono stati esclusi i 18enni extracomunitari, anche se residenti in Italia. Adesso il problema sembra risolto alla base: con la sparizione totale della card. Tanto da diventare un caso da Chi l’ha visto?.
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