C’era una volta L’Unità, giornale di opposizione. E fucina del pensiero critico della sinistra. Invece oggi il quotidiano fondato da Antonio Gramsci si è ridotto a non pubblicare una lettera del senatore del Partito democratico, Massimo Mucchetti. L’intervento, infatti, non ha trovato spazio sul numero di mercoledì 6 aprile, perché il contenuto era passibile di querela da parte di Banca Etruria, espressamente citata nel testo, e del sottosegretario Luca Lotti, plenipotenziario di Palazzo Chigi e unico vero braccio destro del presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Secondo la versione ufficiale i legali del quotidiano hanno consigliato di non pubblicare le riflessioni.
La replica di Mucchetti alla censura de L’Unità
Il senatore dem, con un passato da giornalista a L’Espresso e al Corriere della Sera, ha così risposto alla presa di posizione del giornale del Pd. “Erasmo D’Angelis, direttore de “l’Unita’, ha giustificato il rifiuto di pubblicare una mia lettera aperta al sottosegretario Lotti sulla riforma del credito cooperativo, verificata nel caso specifico della Bcc di Cambiano, paventando improbabili querele da parte di Lotti e della banca toscana e infine adducendo, più credibilmente, la posizione dell’editore. Ovviamente nessuno può pretendere il diritto di pubblicazione a prescindere”, ha scritto Mucchetti sul proprio blog.
La riflessione del parlamentare ha espresso una valutazione sul ‘senso’ del giornale, a cominciare dalla proprietà: “Chi è l’editore? È il Pd l’editore reale, pur essendo socio di minoranza, o l’imprenditore Pessina, che paga buona parte del conto?”. “Questo piccolo caso – ha aggiunto Mucchetti – ripropone la questione di che cosa debba essere un giornale di partito o di area nel 2016. Pura propaganda? Sfogatoio per politici di seconda fila che non hanno accesso ai media principali? Luogo per la critica, purché questa morda con le gengive? O, come pure è stata a lungo, palestra delle idee scomode e delle analisi controcorrente”. E non manca l’affondo ai colleghi di partito: “Sarebbe bello se i gruppi parlamentari del Pd, che finanziano partito e giornale ne parlassero un po’…”