Due donne, unite da una stessa storia (e stesse intercettazioni) ma divise – almeno a oggi – nel destino. Se infatti Maria Elena Boschi è stata ascoltata come persona informata dei fatti a Palazzo Chigi (pare alla fine le domande del procuratore Luigi Gay siano durate, aldilà dei convenevoli, solo un quarto d’ora), giovedì sarà il turno dell’ex ministro Federica Guidi. Ed è proprio la sua situazione che nelle ultime ore potrebbe diventare più delicata. Dalla lettura di alcune telefonate, infatti, sembra a un certo punto accorgersi – come rivela Repubblica – che il fidanzato aveva messo la sua posizione a disposizione di altri interessi. Tanto da scoppiare in lacrime in un colloquio con il compagno, registrato dalla Polizia di Potenza. Di questo e di altro – gli incontri con la Total alla vigilia dell’inserimento nella lista delle aziende fornitrici da parte delle società di Gemelli, le pressioni per l’emendamento – verrà chiesto conto all’ex ministro qualora decidesse di rendersi disponibile ai quesiti dei magistrati.
Ha risposto invece a tutte le domande ieri Maria Elena Boschi in una conversazione con i magistrati che è durata, formalità a parte, non più di un quarto d’ora, come detto. Al centro dell’incontro l’ormai famosa intercettazione nella quale la Guidi diceva a Gemelli: “E poi dovremmo riuscire a mettere dentro al Senato se… è d’accordo anche “Mariaelena”. Di quella particolare “intesa” si è chiesto conto ieri alla Boschi che ha in qualche modo rivendicato, come fatto già pubblicamente da Renzi, la responsabilità di quell’emendamento. Sostenendo di non aver subito però alcuna pressione: così come dimostra l’iter parlamentare, ha detto il ministro, dopo che l’emendamento era stato ritenuto inammissibile in commissione in Legge di stabilità, ha deciso di riproporlo a nome di tutto il Governo perché ritenevano cruciale il progetto Tempa Rossa.