Sembrava destinato a salvare il mondo. O almeno l’Italia, dove è stato per molti anni uno degli uomini più influenti. Luca Cordero di Montezemolo, già enfant prodige del cerchio magico dell’Avvocato Agnelli, allontanato dall’arcinemico Cesare Romiti e poi risalito in vetta alla Fiat, fino a diventarne presidente, proprio in Confindustria aveva toccato l’apice di un potere che non ha mantenuto le promesse. Nella sua collezione sono infatti molti più gli insuccessi, anche se i colpi andati a buon fine non sono mancati. Non possono essere esposti come trofei i risultati del treno Italo, molte delle acquisizioni industriali effettuate a titolo personale, soprattutto nel settore della moda e del Made in Italy con la sua holding Charme, il fallimento ancor prima di nascere del suo partito politico “Italia futura”. Anche a Maranello, dove è stato presidente della Ferrari dal 1991 al 2014, ha festeggiato successi trionfali ma anche sconfitte cocenti, con le ultime stagioni avarissime di risultati. Alla fine di una convivenza difficile con Sergio Marchionne, proprio gli Agnelli gli voltarono le spalle e qui Montezemolo mise a segno una delle sue vittorie maggiori, lasciando il Lingotto in cambio di una mare di soldi tra buonuscita e compensi vari. L’ultima spiaggia per riscattarsi, visto che non tocca palla sulle numerose poltrone attualmente a disposizione – tra cui la presidenza Alitalia e la vicepresidenza Unicredit – era proprio la Confindustria dove ieri si è rotto tutto. “Dispiace molto vedere una Confindustria così spaccata”, ha detto l’ex presidente, parlando di “un’occasione di cambiamento perduta”. E di sconfitte Montezemolo sì che se ne intende.
Montezemolo, il grande sconfitto della partita di Confindustria. Un triste viale del tramonto per l’ex numero uno della Fiat
Il vero sconfitto nella partita per l'elezione del nuovo presidente di Confindustria è Luca Cordero di Montezemolo