Non c’è che dire. Il Governo Renzi è un esecutivo del “tengo famiglia”. A farne le spese, ieri, è stato il ministro Federica Guidi. Fatale l’intercettazione da cui si evincerebbe le pressioni esercitate sul Governo di cui fa – pardon, faceva – parte per curare gli interessi del compagno, Gianluca Gemelli. Un po’ come capitò ad un altro ex ministro, Maurizio Lupi. Qui, per carità, cambiano i rapporti parentali: ad essere determinante per la malasorte dell’ex ministro furono altre intercettazioni. Questa volta tra Lupi, appunto, e il dirigente del ministero dei Trasporti, Ercole Incalza, cui l’ex titolare del dicastero chiede, scrivono gli inquirenti, “se è disponibile a ricevere in ufficio al ministero a Roma, nello stesso pomeriggio, il figlio Luca, per avere ‘consulenze e suggerimenti’”. Secondo gli investigatori, il riferimento è a un lavoro per il figlio del ministro. “Quando vuoi”, è la risposta di Incalza. Poche ore dopo, Luca Lupi è nell’ufficio di Incalza. Sono le 13.33 dell’8 gennaio 2014. E alle 14.29, annotano gli investigatori, Incalza chiama Stefano Perotti e gli chiede quando può essere a Roma. Perotti risponde: “Posso arrivare venerdì se vuoi”. Incalza, continua l’annotazione, “si rivolge a una persona che è nel suo ufficio (Luca Lupi appunto, ndr) e gli chiede se gli va bene fissare l’incontro con Stefano Perotti per venerdì 10 gennaio”. Poi Perotti chiede: “Chi è questo?” e Incalza gli fa capire che è Luca Lupi. “Il figlio di Maurizio!”.
CASO GENTILE – Ma la sfilza di casi simili è lunga. A cominciare dal ministro Maria Elena Boschi e dal padre Pier Luigi vicepresidente di Banca Etruria. Ma non basta. Nel sottobosco minsteriale spuntano altri interessanti intrecci, dove il dubbio, perlomeno, che la parentela abbia avuto un peso determinante in questa o quella nomina, c’è. Pochi giorni prima del caso Guidi, era toccato proprio a un suo sottosegretario di fresca nomina. Parliamo di Tonino Gentile. “Il cinghiale”, com’è stato ribattezzato in Calabria dopo l’affaire “L’ora della Calabria” (così lo definiva lo stampatore del giornale Umberto De Rose). Il figlio di Tonino, Andrea Gentile, è stato da poco nominato da Beatrice Lorenzin (compagna di partito di papà Tonino) nel consiglio di amministrazione dell’Istituto nazionale tumori, nonostante – almeno stando alla denuncia del Movimento cinque stelle che a riguardo ha presentato due interrogazioni, una al Senato con Nicola Morra e una alla Camera con Dalila Nesci – Andrea Gentile non abbia alcuna stringente competenza nell’ambito medico. Per di più, c’è da tenere a mente che fu proprio un’inchiesta (poi archiviata) su suo figlio, che spinse lo stampatore Umberto De Rose a fare pressioni affinché il direttore del giornale “L’Ora della Calabria”, Luciano Regolo, non pubblicasse la notizia. Sappiamo bene poi com’è andata: Regolo non si è fatto intimidire, andando dritto sulla sua strada, sennonché sono “nati” problemi con le macchine di stampa che avrebbero reso la pubblicazione del giornale impossibile. Insomma, alla fine il giorno dopo non esce la notizia delle indagini a carico di Andrea Gentile per il semplice che il quotidiano stesso non viene pubblicato. A riguardo – è bene ricordarlo – è in corso tuttora un processo che vede De Rose imputato per violenza privata.
FIGLIO E NIPOTE DEL PRESIDENTE – Di esempi, insomma, se ne potrebbero fare a bizzeffe. E sono esempi anche decisamente autorevoli. In tempi non sospetti il nostro giornale ha raccontato degli incarichi inanellati da figlio e nipote di nientepopodimenoche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: Bernardo Giorgio tra le tante poltrone occupa anche quella di capo dell’ufficio legislativo del ministro per la semplificazione, Marianna Madia. In più, al suo attivo, ha un fitta rete di contatti. Poi c’è il quasi omonimo Bernardo Mattarella, cugino del primo e nipote di Sergio, con all’attivo un incarico di capo della divisione finanza e impresa di Invitalia, società pubblica controllata al 100% dal ministero dell’economia.
Tw: @CarmineGazzanni