di Stefano Sansonetti
Non solo apparati di sicurezza, 007 e Polizia. Nelle prossime settimane è in programma anche un delicato valzer di poltrone in alcune aziende di Stato strategiche. In ballo ci sono scranni ambiti, in certi casi interessanti anche da un punto di vista economico. Molti dei consigli di amministrazione in scadenza, peraltro, riguardano controllate di primo piano della Cassa Depositi e Prestiti. Sul piatto, per dire, c’è la quotata Fincantieri. Qui è amministratore delegato dal lontano 2002 uno dei boiardi di Stato di più lungo corso. Si tratta di Giuseppe Bono, che in teoria dopo tutta la serie di mandati accumulati dovrebbe uscire. Nella sostanza, però, la debolezza delle alternative potrebbe rafforzarlo in vista dell’ennesimo giro di giostra.
LA SCACCHIERA. Tempo fa, per la sua successione si era fatto il nome dell’ex dg nonché ex consigliere di Fincantieri, Andrea Mangoni, che però si è dimesso con code polemiche. In alternativa era stato fatto il nome di Corrado Sciolla, manager di British Telecom Global Services Europe. Di concreto, però, poco o nulla. Tra l’altro Bono può contare su un buon rapporto con l’Ad della Cassa Depositi, Fabio Gallia. Basti pensare che Emanuela Bono, figlia del numero uno di Fincantieri, è assistente di staff di Gallia, sin dai tempi in cui quest’ultimo era ai vertici della Bnl. Inoltre, come lascerebbe intendere l’ultimo bilaterale Italia-Francia tenutosi a Venezia, nei prossimi mesi Fincantieri potrebbe anche ambire a “conquistare” una sua collega francese. Il dettaglio finora è sfuggito ai radar, e si parla della società transalpina Dcns. Una sorta di minirisarcimento all’Italia dopo i diversi assalti francesi subìti (vedi in ultimo Telecom). In questo senso il mantenimento di Bono in Fincantieri potrebbe essere funzionale all’operazione. Ma le variabili in gioco sono ancora tante. Altro Cda in scadenza è quello di Snam, che gestisce la rete di trasporto e distribuzione del gas. Dal 2006 nella veste di amministratore delegato troviamo Carlo Malacarne, a quanto pare in procinto di abbondonare l’incarico (anche se potrebbe rimanere nei “paraggi” dell’azienda). Per la sua successione circola da qualche tempo il nome di Marco Alverà, da gennaio scorso direttore generale della stessa Snam dopo essere stato un top manager Eni dell’epoca di Paolo Scaroni. Su Alverà, però, pesano alcune questioni. Per esempio l’opportunità che un ex manager Eni vada a guidare una società che ha rapporti quotidiani con il Cane a sei zampe. Poi il suo profilo sarebbe finito al centro di un incidente diplomatico. A quanto pare la sua nomina a direttore generale di Snam sarebbe arrivata senza consultare State Grid Corporation of China, ovvero il socio cinese della Cassa che partecipa in Snam attraverso Cdp Reti. E questo avrebbe un po’ indisposto i cinesi stessi.
GLI ALTRI. Ancora, verso la scadenza viaggia il Cda di Sace, società di assicurazione dei crediti all’export, controllata dalla Cassa. Qui sembra destinato a uscire l’Ad, Alessandro Castellano, con già 3 mandati alle spalle e senza un buon feeling con i vertici della controllante. Ma Castellano potrebbe anche riuscire a resistere: attraverso i contatti della moglie, la fiorentina Laudomia Pucci, erede della nobile famiglia Pucci, avrebbe costruito una buon rapporto con quella parte di giglio magico che si riconosce in particolare nel sottosegretario Luca Lotti. In ogni caso non sarà facile trovare la quadratura del cerchio per il presidente e per l’Ad della Cassa Depositi, rispettivamente Claudio Costamagna e il medesimo Gallia, quest’ultimo peraltro recentemente raggiunto dal secondo rinvio a giudizio in relazione al periodo in cui era in Bnl (si tratta del rinvio a giudizio per presunta usura a Salerno, dopo la citazione a giudizio a Trani per una presunta truffa su derivati). Tra le dirette controllate del Tesoro è in scadenza il Cda di Invitalia, l’Agenzia per l’attrazione degli investimenti. In questo caso Ad dal 2007 è Domenico Arcuri, anche lui in procinto di uscire dalla società. Tra gli altri dovrà essere rinnovato il Cda della Sose, la società controllata dal Mef che gestisce gli studi di settore. Qui da tempo immemorabile il dominus è Giampietro Brunello, all’epoca molto vicino all’ex ministro della finanze Vincenzo Visco. Al posto di Brunello potrebbe finire un profilo a lui vicino, quello del manager interno Emanuele Schirru. Ma tutta la partita, su cui il giglio magico non rinuncerà a mettere bocca, è solo all’inizio.
Twitter: @SSansonetti