600 gigatonnellate di ghiaccio svanite nel nulla: il 2023 anno nero per l’acqua

Il rapporto dell'OMM lancia l'allarme: il 2023 è stato l'anno peggiore per l'acqua degli ultimi tre decenni.

600 gigatonnellate di ghiaccio svanite nel nulla: il 2023 anno nero per l’acqua

Il 2023 per le risorse idriche globali è stato il peggiore degli ultimi tre decenni per le risorse idriche globali. Il rapporto “State of Global Water Resources 2023” dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) fotografa uno scenario allarmante, caratterizzato da fiumi in secca, ghiacciai in rapido scioglimento e una siccità senza precedenti che ha colpito vaste aree del pianeta.

I dati presentati dall’OMM sono inequivocabili: oltre il 50% dei bacini fluviali monitorati ha registrato portate inferiori alla media storica. Emblematici i casi del Mississippi e dell’Amazzonia, che hanno toccato i livelli più bassi mai osservati. Il 26 ottobre 2023, il livello dell’acqua nel bacino amazzonico presso il porto di Manaus ha raggiunto il minimo storico di 12,70 metri, il più basso registrato dal 1902. In Europa, bacini come quello del Danubio hanno mostrato condizioni di sofferenza idrica.

Fiumi in secca e ghiacciai in fuga: il volto della crisi dell’acqua globale

Il rapporto evidenzia come le condizioni di siccità abbiano interessato vaste regioni del globo. In Nord America, l’intero territorio ad eccezione dell’Alaska ha sperimentato condizioni di portata fluviale da inferiori a molto inferiori alla norma. La situazione è stata particolarmente grave in America Centrale e Meridionale, con il Messico che ha registrato l’anno più secco di sempre, con precipitazioni del 21% inferiori alla media.

Ma è sui ghiacciai che si registra il dato più allarmante. Nel 2023 hanno perso oltre 600 gigatonnellate di massa, il valore più alto degli ultimi 50 anni. Questo fenomeno ha contribuito per 1,7 millimetri all’innalzamento del livello del mare, segnando una accelerazione preoccupante del processo. Il rapporto sottolinea come sia il secondo anno consecutivo in cui tutte le regioni glaciali del mondo hanno registrato una perdita di ghiaccio.

La causa principale di questa crisi idrica globale è stata identificata nel caldo record che ha caratterizzato il 2023, l’anno più torrido mai registrato con temperature medie 1,45°C sopra i livelli preindustriali. Le temperature estreme hanno provocato siccità prolungate in molte regioni, dalla California al Corno d’Africa.

Dall’economia all’ambiente: gli impatti multidimensionali della crisi idrica

Le conseguenze non sono solo ambientali ma anche economiche e sociali. In Argentina, la prolungata siccità ha causato una perdita del 3% del PIL. In Libia, le inondazioni seguite a un periodo di grave aridità hanno provocato oltre 4.700 vittime e 8.000 dispersi, colpendo il 22% della popolazione del paese.

Il rapporto dell’OMM sottolinea anche l’importanza cruciale del monitoraggio delle risorse idriche. Nonostante i progressi registrati nell’ultimo anno, con un aumento significativo delle stazioni di misurazione della portata fluviale (da 273 in 14 paesi nel 2022 a 713 in 33 paesi nel 2023), ampie aree del pianeta rimangono prive di sistemi di osservazione adeguati, soprattutto in Africa e Sud America.

Il documento evidenzia anche come le anomalie nella disponibilità idrica non si limitino alle acque superficiali. L’analisi dei livelli delle acque sotterranee, basata su dati provenienti da oltre 35.000 pozzi in 40 paesi, ha rivelato situazioni critiche in diverse regioni. In particolare, vaste aree del Nord America, del Cile centrale e meridionale, dell’Europa meridionale e dell’Australia occidentale e meridionale hanno registrato livelli di falda inferiori o molto inferiori alla norma.

L’analisi delle aree sotto diverse condizioni di portata fluviale dal 1991 al 2023 mostra una tendenza crescente verso condizioni di siccità nel tempo, con il 2023 che risulta l’anno più secco degli ultimi 33 anni, seguito dal 2021 e dal 2015.

Il “State of Global Water Resources 2023” dell’OMM sottolinea l’importanza di migliorare i sistemi di monitoraggio, condividere i dati e sviluppare strategie di adattamento per affrontare le sfide poste dai cambiamenti climatici sul ciclo idrologico globale. Magari iniziando a non negare l’innegabile.