Che brutta fine per quelli che erano nel sottomarino e volevano vedere il relitto del Titanic. Ma chi glielo ha fatto fare?
Ombretta Onesti
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Gentile lettrice, credo che molti si pongano la stessa domanda. Dei gusti personali non si discute, ma si può discutere di altri aspetti. Due delle vittime componevano l’equipaggio: un anziano marinaio francese e il fondatore americano dell’azienda che operava il batiscafo. Gli altri tre erano il miliardario britannico Hamish Harding, 58 anni, il miliardario pakistano Shahzada Dawood e il figlio di quest’ultimo, il 19enne Suleman, che pare fosse terrorizzato e sia andato solo per le insistenze del padre. Prezzo: 250.000 dollari a testa. Forse ci sono modi migliori per spendere i soldi, ma questa è una considerazione “moralista”. Uno dei punti controversi è la qualità del mezzo. Un ingegnere navale mi dice che un sommergibile atomico può raggiungere al massimo i 500 metri sotto il livello del mare. Il relitto del Titanic si trova a 4.000 metri. A quelle profondità solo i batiscafi possono resistere alla pressione, ma ognuno è costruito diversamente, secondo gli utilizzi che se ne vogliono fare. Stando ad alcuni esperti, il Titan era costruito con tecnologie obsolete e inadatte alla missione. I costi enormi della ricerca di eventuali superstiti sono un altro aspetto controverso: è lecito che la comunità paghi per l’ardimento irragionevole di alcuni? La stessa domanda si pone quando turisti in cerca di sensazioni forti si avventurano in territori di guerriglia e vengono rapiti. Il loro Paese dovrà pagare un riscatto: è giusto? Lascio ai lettori la risposta.
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