Vannacci tentenna e al raduno di sabato a Roma la Lega rischia il flop

Salvini sperava di salvare la settimana con l’ufficializzazione della candidatura di Roberto Vannacci, ma il generale non ha ancora sciolto la riserva.

Vannacci tentenna e al raduno di sabato a Roma la Lega rischia il flop

Matteo Salvini sperava di salvare la settimana con l’ufficializzazione della candidatura del generale (sospeso) Roberto Vannacci in occasione del raduno del 23 marzo del gruppo europeo Identità e democrazia a Roma. C’è solo un piccolo ma insormontabile problema: il generale non ha ancora sciolto la riserva. Così potrebbe saltare l’annuncio in pompa magna che il segretario della Lega aveva immaginato per rivitalizzare la spenta riunione dei sovranisti europei è rimandato.

Salvini sperava di salvare la settimana con l’ufficializzazione della candidatura di Roberto Vannacci, ma il generale non ha ancora sciolto la riserva

“Se non addirittura cancellato – ci dice un parlamentare della Lega che preferisce rimanere anonimo in questi tempi di burrasca – perché il generale sa bene che qui da noi non lo vuole praticamente nessuno al di là di Matteo e la sua cerchia di fedelissimi”. Il partito in caduta libera e lo stallo con gli altri partiti della maggioranza, in primis Giorgia Meloni, non sono esattamente lo scenario che Vannacci immaginava per il suo battesimo dell’impegno politico. Nei prossimi giorni il segretario leghista proverà a convincere definitivamente il generalone ma l’esito è tutt’altro che scontato.

La Le Pen manderà a Roma il presidente del Rassemblement National Jordan Bardella

Chi mancherà sicuramente al raduno organizzato dal vice presidente del Consiglio è Marine Le Pen che manderà come sostituto il presidente del Rassemblement National Jordan Bardella. Troppo poco per scaldare i cuori. “L’unica cosa certa è che ci saranno parecchi defezioni”, spiega il parlamentare leghista. Nella truppa parlamentare hanno confermato la propria partecipazione una sparuta decina di deputati sui 66 totali. Chiunque sembra avere un impegno improrogabile proprio il 23 marzo. C’è chi ha una riunione nel proprio collegio elettorale che “è programmata da tempo”, chi si duole ma deve per forza dedicarsi a un urgente impegno famigliare, chi ha problemi di salute. Come in una classe di studenti svogliati a Salvini è toccato il ruolo del preside severo che ad uno ad uno ha provato a richiamarli all’ordine.

L’effetto sortito è già che deludente se perfino l’organizzatore della kermesse, il senatore Claudio Durigon, ha fatto sapere di non poter proprio mancare a un appuntamento alla scuola politica della Lega. Non formidabile è anche la partecipazione (fisica e ideologica) dei presidenti di Regione. Dalla Lombardia Attilio Fontana fa sapere di avere “impegni istituzionali”, Luca Zaia e Massimiliano Fedriga hanno ben altro per la testa che mostrarsi al fianco del loro segretario nel momento del crollo e anche i cinque ministri dati per confermati nella nota ufficiale del partito alla fine potrebbero essere almeno quattro visto che il titolare del Mef Giancarlo Giorgetti è tra i più disturbati dalle spericolate uscite di Salvini sulle elezioni russe.

Salvini si mette al sicuro depositando il simbolo di un nuovo partito

L’appoggio a Vladimir Putin del resto è una linea rossa che attraversa tutti i partiti dell’eurogruppo. Nei giorni scorsi Tino Chrupalla, uno dei leader dei tedeschi di Afd, ci ha tenuto a dire che trova “insopportabile” l’accusa a Putin di avere ucciso l’oppositore Navalny. Chrupalla è tra i pochi confermati che sabato sarà sul palco al fianco di Salvini.
“Se verrà giù tutto – ci dice – il parlamentare leghista, Matteo ha pronta l’opzione di emergenza: un suo partito personale in cui portare suoi fedelissimi mentre lascia la Lega alla deriva”. Si discute molto di un simbolo già depositato da un notaio, scovato da Il Foglio. Dopo avere messo “Salvini” nel simbolo ora l’ex capitano decide di virare sull’antico feticcio della sicurezza. Ma alla fine quello che prova a mettersi sempre al sicuro è solo lui.