Si è tenuto ieri a Villa Pamphilj il tanto atteso faccia a faccia tra governo e Confindustria. Il numero uno degli industriali, Carlo Bonomi, non arretra e i rapporti rimangono tesi. Lamenta che la cassa integrazione sia stata anticipata in vasta misura dalle imprese e così sarà per ulteriori 4 settimane e che ci siano stati “gravi ritardi anche per le procedure annunciate a sostegno della liquidità”. E osserva che “le misure economiche italiane si sono rivelate più problematiche di quelle europee”.
E batte cassa: “Chiedo immediato rispetto per la sentenza della magistratura che impone la restituzione di 3,4 miliardi di accise energia, impropriamente pagate dalle imprese”. Replica il premier: “Oggi il tema è il piano di rilancio. Voliamo un po’ alto, questa partita dare-avere verrà risolta dai nostri uffici”. Ma Giuseppe Conte allo stesso tempo getta acqua sul fuoco. “Il piano di rilancio è molto apprezzato, abbiamo detto di farci pervenire osservazioni, idee, suggerimenti, siamo disponibili a raccoglierli. Mi sembra che il mondo imprenditoriale ci sia. Il clima è molto proficuo”.
Nega qualsiasi pregiudizio nei confronti delle aziende: “Le misure che abbiamo inserito nei nostri provvedimenti sono dedicate al sostegno delle imprese. Per noi l’impresa è un pilastro della società”. Gli imprenditori avanzano tre temi: produttività, efficienza della spesa pubblica, taglio del debito. E attaccano sui crediti Iva alle imprese: “Non è pensabile aspettare 60 mesi quando i nostri competitor europei aspettano solo sei mesi”. Scherza Conte: “Nel progetto di governo che avete davanti a voi troverete anche una misura che il dottor Bonomi ci voleva ‘rubare’: qui c’è il piano di transizione 4.0 ma c’è anche il nuovo piano di transizione impresa 4.0 plus, dedicato a chi vorrà volgere le sue attenzioni e innovare in modo ancora più spiccato, abbracciando le nuove tecnologie digitali ancor più sofisticate, l’intelligenza artificiale, il blockchain, una transizione green ancora più spinta”.
Con il premier c’è stima reciproca, dice Bonomi, Confindustria ha tuttavia “il dovere di fare critiche e proposte”. Bene le critiche, dice Conte, e facciamo mea culpa per eventuali mancanze ma certo “non possiamo essere chiamati a rispondere di carenze strutturali che il sistema Italia si porta dietro da circa 20 anni”.