In Italia c’è un crollo in una scuola pubblica ogni quattro giorni di lezione. L’ultimo anno scolastico ha segnato il record, rispetto ai precedenti quattro, con 50 crolli e 13 feriti, bilancio che sale a 37 nell’ultimo quinquennio. Due scuole su cinque, e parliamo di oltre 18mila edifici, si trovano in zone ad alto rischio sismico e solo una su venti è in grado di resistere ad un terremoto. La disarmante fotografia dello stato di salute dell’edilizia scolastica emerge dall’ultimo rapporto di Cittadinanzattiva che ha analizzato oltre 6.500 edifici con la collaborazione del Dipartimento della Protezione Civile e del Miur.
Dal rapporto emerge che solo un quarto delle scuole è in regola con agibilità/abitabilità, poco più della metà (53%) con il collaudo statico. Un terzo è in possesso della certificazione di prevenzione incendi, poco più (36%) di quella igienico-sanitaria. Solo il 17% delle scuole del Sud ha il certificato di prevenzione incendi, il 15% quello igienico-sanitario, il 15% quello di agibilità, il 18% il collaudo. Le cose vanno leggermente meglio al Centro: il 19% ha le carte in regola con la certificazione di prevenzione incendi, il 18% quella igienico-sanitaria, il 22% quella di agibilità e il 21% il collaudo. Al Nord lo scenario è decisamente migliore: il 64% degli edifici scolastici possiede il certificato di prevenzione incendi, il 67% quello di agibilità igienico-sanitaria, il 63% ha l’agibilità e il 61% ha effettuato il collaudo statico.
È un’Italia a tre velocità, quella che emerge dal rapporto di Cittadinanzattiva, sia in tema di manutenzione sia rispetto agli adempimenti e alle certificazioni obbligatorie. La Lombardia, con una media di quasi 119mila euro, è la regione che investe di più in manutenzione; la Puglia, con meno di 3mila euro, è la peggiore.
Il recente terremoto che ha sconvolto il centro Italia, stando ai dati contenuti nel dossier, non ha insegnato granché. In Calabria, territorio ad elevato rischio sismico, solo il 2% delle scuole sono in regola con i test di vulnerabilità. In Umbria, altra terra di terremoti, lo stesso dato sale al 59%. Oltre 18mila gli edifici che potrebbero non sostenere un sisma: 3.832 in Sicilia, 3.458 in Campania e 2.399 Calabria. Ad oggi solo il 29% degli edifici scolastici sono stati interessati da una verifica di vulnerabilità sismica, fanalino di coda la Calabria (il 2% è in regola), Campania (4%) e Sicilia (7%). Sul fronte degli interventi per mitigare il rischio sismico, solo il 9% delle scuole è stato migliorato e ancor meno, il 5%, è stato adeguato sismicamente.
Ad incidere molto sulla sicurezza degli edifici non è solo la collocazione geografica, cioè se si trovano in zone più o meno vulnerabili dal punto di vista sismico, ma, soprattutto, l’età della costruzione. Una scuola su due (55%), secondo i dati forniti da Cittadinanzattiva, è stata costruita prima dell’entrata in vigore della normativa antisismica (quella del 1974). Il 32% delle scuole è stato costruito dopo il 1976, il 27% tra il 1961 e il 1975, il 12% tra il 1946 e il 1960, l’8% tra il 1921 e il 1945, il 4% tra il 1900 e il 1920, il 3% nell’800, l’1% prima dell’800.