Non bastava la decisione del Tar dell’Abruzzo, sezione di Pescara, del 17 agosto. Adesso infatti la legittimità della soppressione del Corpo forestale dello Stato e l’assorbimento del suo personale nell’Arma dei Carabinieri, riforma voluta nel 2016 dal Governo di Matteo Renzi in base alla legge delega Madia, finisce nientemeno che in Europa. Dopo la Corte costituzionale, anche il Comitato europeo dei diritti sociali – l’organo del Consiglio d’Europa che sovraintende al rispetto dei diritti sociali e dei diritti dei lavoratori da parte degli Stati europei – vaglierà la riforma. Mercoledì 13 settembre, con un documento di 6 pagine che La Notizia ha potuto visionare, l’organismo presieduto dall’italiano Giuseppe Palmisano ha ritenuto ricevibile il ricorso avanzato dai sindacati dell’ex Corpo forestale.
Circostanza che si aggiunge, come detto, a quanto già accaduto alla metà del mese scorso. Quando il tribunale amministrativo regionale abruzzese, al quale si è rivolto il vice sovrintendente della Forestale, Vincenzo Cesetti, ha considerato la riforma contraria alla ‘libertà’ di autodeterminazione degli appartenenti al Corpo, “in mancanza della possibilità di esercitare una scelta pienamente libera e volontaria di divenire personale militare”.
Passo avanti – “È un ulteriore importante passo in avanti nel percorso che, ci auguriamo, possa portare alla cancellazione di questa cattiva riforma”, ha spiegato Egidio Lizza, l’avvocato che assiste personale e sigle sindacali dell’ex Corpo. “L’organismo europeo si occuperà di valutare, come avrà modo di fare anche la Corte costituzionale italiana, se a tali dipendenti civili dello Stato sia stata, da un atto del Governo, cancellata la libertà di scegliere la propria professione, imponendogli il ruolo di militare, qual è quello proprio degli appartenenti all’Arma dei Carabinieri”. Come finirà? “All’esito di questa procedura – ha risposto Lizza – il Comitato europeo assumerà una decisione trasmettendola all’Assemblea parlamentare e al Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, deputato ad assumere le raccomandazioni vincolanti nei confronti degli Stati, nei casi di violazione dei diritti riconosciuti dalla Carta sociale europea”. Un’altra tegola per il Governo, insomma.
Tutto scritto – Ma che la riforma presentasse aspetti controversi era chiaro da subito. Tant’è che l’operazione, che riguarda gli agenti del Corpo forestale e non gli operai (spesso tirati in ballo per la loro sovrabbondanza in alcune Regioni come Calabria e Sicilia), era stata apertamente criticata sia dalle associazioni ambientaliste sia dal procuratore nazionale Antimafia, Franco Roberti. Il quale si era detto “contrarissimo” perché “sarebbe come togliere all’autorità giudiziaria l’unico organismo investigativo in materia ambientale che disponga delle conoscenze, delle esperienze, del know-how e anche dei mezzi per poter smascherare i crimini ambientali”. Tutto inutile. E adesso il conto rischia di essere salato.
Twitter: @GiorgioVelardi