“Visto che ci tengono tanto a questi formalismi in punta di matita, bene abbiamo fatto ad accontentare i signori dell’Ue”. Dopo l’accordo raggiunto tra Italia ed Unione europea sul rapporto deficit/Pil fissato al 2,04% (dal 2,4 di partenza), l’economista Antonio Maria Rinaldi ha le idee chiare su quanto accaduto. Nessuna sconfitta per il nostro Paese. Ma una vittoria di Pirro per l’Europa.
Per quale ragione professore?
“Non si è mai verificato né in Italia né negli altri Paesi europei che si è rispettato quanto determinato dai Def. Ci sono talmente tante variabili, che alla fine è sempre disatteso qualsiasi numeretto preventivamente determinato. L’abbiamo visto in tutti gli altri Paesi, l’abbiamo visto con gli altri governi italiani….quindi mi chiedo: di che stiamo parlando?”.
Ecco: di cosa stiamo parlando?
“Se a Bruxelles si accontentano di mettere su un pezzo di carta un numero, facciamoli contenti”.
Un contentino?
“Era diventata una questione politica ed è stata data una risposta che è politica, che è ben altra cosa da quella che sarà la risposta tecnica”.
Che non sarà quella che immagina l’Ue, suppongo.
“Il 31 dicembre 2019 il rapporto deficit/Pil sarà al 2,04%? Non credo. Innanzitutto dipenderà anche dal livello di Pil che raggiungeremo. Ma comunque le variabili sono talmente che è praticamente impossibile fare previsioni e poi rispettarle”.
Abbiamo concordato un rapporto che poi non rispetteremo?
“Questi numeri lasciano il tempo che trovano. Se all’Ue si accontentano di questi numeri, diamogli questi numeri. Sono dati che non hanno valore perché non sono mai stati rispettati da nessuno in nessuna epoca. Vi vanno bene questi numeri? Ok, perfetto. Arrivederci, grazie”.
Intanto, però, per quanto riguarda la Francia, Moscovici ha detto che anche se per un periodo limitato si potrà sforare il tetto del 3%.
“Non solo. Ha detto anche ‘per misure straordinarie’. Allora io vorrei chiedere al bravo Moscovici se l’aumento di 100 euro a stipendio e la defiscalizzazione degli straordinari li considera un ‘evento straordinario’. Se il bravo Moscovici ci dimostra questo, allora forse potremmo credere alle sue parole. Ma, d’altronde, voglio dire: non ci credevamo neanche prima alle sue parole. Ma tutto ciò la dice lunga sul fatto che la Francia ha indubbiamente un percorso preferenziale nell’ambito delle regole europee. Ma d’altronde è stato sempre così”.
Checché ne dica Moscovici, dunque, l’Ue è a due pesi e due misure?
“Non sta a me dirlo, ma è questione di buon senso. Credo che tutti abbiano un’idea ben precisa su questo punto. È evidente che esistano due pesi e due misure, anche in maniera piuttosto marcata”.
Però c’è il rischio che questo passo indietro venga recepito dai cittadini italiani come una resa del Governo alla Commissione Ue, non crede?
“Io guardo ai fatti: se dovessero arrivare nei termini previsti dal Governo la Quota 100 e il Reddito di Cittadinanza, c’è poco da fare. I cittadini guardano ai fatti, non ai numeretti di questi di Bruxelles che stanno tutto il tempo dentro ai palazzi”.
Insomma, l’Ue ha tentato semplicemente l’ultima disperata prova di forza?
“L’Unione europea si sta suicidando da sola, dimostrandosi sempre più lontana dalle esigenze dei cittadini e dell’economia reale. Non si lamentassero poi se le risposte che daranno i cittadini alle urne saranno di un certo modo”.