Matteo Renzi sembra comportarsi proprio come quei bambini che quando fanno un capriccio prima di ritornare sui loro passi, per non perdere la faccia, devono dimostrare di aver ottenuto qualcosa. Non importa quanto grande. è quanto ha fatto al Senato con quella che è parsa un’impuntatura su un passaggio relativo all’uso delle intercettazioni (leggi l’articolo) per poi convergere su un testo rimaneggiato due volte con un’aggiuntina finale da parte dei renziani. E l’impressione è che questa tattica la riproponga sui vari dossier in campo: fisco, scuola, salute, sicurezza, riforme, giustizia, autonomia, a cui sono dedicati i vari tavoli tematici del governo con Iv sempre presente.
Ma il duello a distanza tra il premier Giuseppe Conte e il senatore di Rignano continua ed è di quelli che logorano. Un drappello composto da ex M5S, transfughi di FI (e forse Iv) sarebbe pronto ad andare in soccorso del Governo. E benché tutti gli interessati smentiscano, sarebbero pronti a uscire allo scoperto al momento opportuno. I senatori pronti a proteggere la maggioranza andrebbero dai dieci ai quindici. In barba alla campagna acquisti di Renzi che conquista la deputata di Leu Michela Rostan e Tommaso Cerno, senatore Pd. Nuovi ingressi che galvanizzano l’ex premier che annuncia per oggi dal salotto di Bruno Vespa l’annuncio di qualcosa “che può avere un senso per il prosieguo della legislatura”.
Appoggio esterno al governo? Forse sì, forse no. Probabilmente si tratterà dell’ennesimo ultimatum a Conte accusato di non far ripartire il Paese e di averlo fatto piombare in un immobilismo improduttivo. “Se c’è un governo senza di noi, noi rispettiamo il Parlamento. Però se non hanno i numeri e se siamo decisivi per la maggioranza, allora dico: ‘Ascoltate anche noi’…”, sentenzia Renzi. Il premier continua a lavorare a testa bassa: “Personalmente ho sempre preferito impiegare tempo e risorse per lavorare e non per alimentare polemiche”, dichiara. Ma non ha nessuna intenzione di farsi logorare dal senatore fiorentino. E non esclude di poter andare alle Camere a chiedere un voto sull’Agenda 2023. “Tutte le forze hanno condiviso l’obiettivo di imprimere la massima accelerazione all’agenda di governo”, dice aprendo il tavolo sulla giustizia cui partecipano Maria Elena Boschi e Lucia Annibali per Iv.
E sulla giustizia, ovvero sulla prescrizione, Renzi non intende mollare. Oggi si vota la fiducia sul Milleproroghe e il cosiddetto Lodo Annibali, cioè la sospensione per un anno dell’efficacia della legge Bonafede, torna in aula come ordine del giorno al decreto e sarà posto ai voti. Assieme a un altro, sulla stessa scia, di Forza Italia. A fine mese poi a Montecitorio in aula si voterà il ddl Costa (FI) che cancella la riforma pentastellata. Iv ha fatto sapere che voterà a favore. Nessuna speranza che passi, ma il voto dei renziani potrebbe in quel caso rendere evidente una rottura a livello politico. Di cui verrà chiesto conto a Renzi. Sempre che questi non formalizzi già stasera da Vespa l’addio.
Slitta al 27 la votazione per il rinnovo dell’Agcom e del Garante della privacy. In maggioranza, causa soprattutto Iv, l’accordo sembra lontano. Sul presidente di Agcom, tra le altre cose, serve il sì dei due terzi delle commissioni parlamentari Lavori pubblici. C’è chi accusa l’ex premier di forzare per strappare più nomine. A fine marzo si rinnoveranno i ponti di comando delle grandi partecipate pubbliche: Enel, Eni, Poste, Mps, Terna, Enav.