C’è più di un filo a legare Emma Bonino al finanziere George Soros. La storica esponente dei radicali, nei giorni scorsi, è stata inserita nella lista dei papabili per la corsa all’incarico di presidente della repubblica. Non è la prima volta che accade, hanno fatto notare un po’ tutti con chiari accenti ironici. Al di là di quelle che sono le possibilità di succedere a Giorgio Napolitano, piuttosto evidenti risultano le relazioni internazionali che ruotano intorno alla Bonino. E che portano dritte all’Open Society, ovvero la rete di fondazioni lanciata tempo fa da Soros mutuando il titolo di un’opera del filosofo Karl Popper. Si tratta di un network che si propone di promuovere democrazia e diritti umani nel mondo. Dopodiché, come spesso avviene in questi casi, è anche un luogo dove si costruiscono contatti e relazioni internazionali. Certo, quando si parla di Soros la memoria non può non andare al 1992, quando una maxi-speculazione su sterlina e lira consentì al finanziere di mettere in cassa buona parte della sua attuale ricchezza miliardaria. Un blitz che nella storia economica non ha certo fatto passare Soros per quel filosofo-filantropo che oggi prova a incarnare.
Tra l’altro, sempre andando a esplorare la rete di contatti con l’estero, risulta che la Bonino faccia parte del board dell’Icg, ovvero l’International Crisis Group. Si tratta di un’organizzazione non profit e non governativa che mira a prevenire o a risolvere i conflitti nel mondo. Anche qui, in buona sostanza, lo schema è lo stesso: l’Icg è anche un modo per stringere legami con i centri di potere internazionale. Tra i principali animatori dell’Icg, tanto per dirne una, c’è Tom Pickering, un decano degli ambasciatori statunitensi con un passato da sottosegretario di stato Usa e da vicepresidente della Boeing, colosso americano della difesa. Ma anche nell’Icg spunta Soros, che all’interno dell’organismo occupa un bel posto nel comitato escutivo.
Nello “scacchiere” della Bonino, inoltre, una parte di rilievo assume il suo ruolo di membro del board dell’European Council on Foreign Relations. Si tratta di un think tank, un pensatoio che si definisce “paneurope0” e che è guidato da personalità come l’ex presidente finlandese e premio Nobel per la pace Martti Ahtisaari e come l’ex ministro degli esteri tedesco Joschka Fischer. Infine anche la Bonino fa parte dell’Aspen Institute Italia, la super-lobby di estrazione americana. La Notizia nei giorni scorsiha pubblicato l’elenco riservato dei suoi 226 soci (vedi il numero del 9 aprile)
@SSansonetti