Dopo vari botta e risposta, informative, audizioni e incontri, la Commissione europea punti i piedi sul Tav perché, avvertono da Bruxelles, “non può escludere di dover chiedere di restituire i fondi Cef già erogati, se questi non possono essere ragionevolmente spesi in linea con le scadenze dell’accordo di finanziamento”. Il ragionamento della Commissione diretta da Jean-Claude Juncker è semplice: “Il progetto è in corso e per noi è importante che tutte le parti mantengano gli sforzi per completarlo in tempo, in linea con l’accordo di finanziamento”.
Se l’Italia tentenna, insomma, l’Ue non cambia idea e ribadisce che “il tunnel di base è un progetto importante per la Francia, per l’Italia e per l’Europa”, un progetto di “solidarietà e unità” ritenuto “necessario” per “unire le regioni e rafforzare la coesione economica e sociale in Europa”. Peccato che non la pensi in questo modo la commissione voluta da Danilo Toninelli che ha bocciato l’opera con l’analisi costi-benefici; non la pensi così il Movimento 5 stelle, principale azionista della maggioranza italiana; non la pensino così gli abitanti della Valle che sarebbe sventrata se l’opera si facesse. E non la pensa così l’Unione europea. Ma come?, qualcuno dirà. Ebbene sì: perché se da una parte la Commissione preme affinché il tunnel venga scavato, un altro organo dell’Ue ha detto chiaramente come l’Alta velocità sia inutilmente costosa.
Per capire di cosa stiamo parlando dobbiamo tornare a giugno scorso. In un rapporto della Corte dei Conti europea (Eca), probabilmente sconosciuto ai tanti del Pd e di Forza Italia che si lanciano sempre in lodi sperticate dell’Unione europea, si dice chiaramente che “la rete ferroviaria ad alta velocità dell’Ue è stata progettata e costruita dagli Stati membri in maniera isolata, senza un coordinamento adeguato a livello transfrontaliero e da cui risultano collegamenti insoddisfacenti”. Una bocciatura, dunque, su tutta la linea. Entrando ancora più nel dettaglio, dal rapporto emerge come dal 2000, la Ue ha cofinanziato investimenti nelle linee ferroviarie ad alta velocità per 23,7 miliardi di euro.
Gli auditor della Corte hanno effettuato un’inchiesta in sei Stati membri (Francia, Spagna, Italia, Germania, Portogallo e Austria) e hanno analizzato la spesa effettuata per oltre 5mila km di linee ad alta velocità. E cosa è stato dimostrato? Che per le linee sottoposte ad audit, il costo medio di un chilometro è di 25 milioni di euro. Di fatto, scrive la Corte, “i costi in questione avrebbero potuto essere nettamente inferiori, con un impatto minimo o inesistente sul funzionamento”. Infatti, non tutte le linee ad altissima velocità costruite sono necessarie. In molti casi, “i treni viaggiano su linee ad altissima velocità a velocità medie di gran lunga inferiori alla velocità prevista per la linea”.
L’alta velocità, infatti, a quanto pare non viene mai raggiunta: “sulle linee esaminate, i treni viaggiano in media al 45 % circa della velocità per la quale la linea è stata progettata”. Ma c’è di più: la Corte, infatti, ha analizzato anche i costi per minuto risparmiato grazie all’introduzione della linea ferroviaria ad alta velocità e ha constatato che “per quattro delle dieci linee sottoposte ad audit, ogni minuto risparmiato costerà più di 100 milioni di euro”. La cifra più elevata è stata rilevata per la linea Stoccarda-Monaco, che costerà 369 milioni di euro per minuto risparmiato. Non proprio un bell’affare.
Ma a questo punto urge chiedersi: e l’Italia? Come sempre, infatti, sappiamo distinguerci quando si parla di inutili sprechi. Gli auditor hanno riscontrato che nel nostro Paese ogni km di linea super veloce, realizzato finora, è costato 28 milioni di euro, contro i 13 dei tedeschi, i 15 dei francesi e i 14 degli spagnoli. Il costo totale per l’Alta velocità italiana ammonta per ora a 41,9 miliardi di euro per 1.280 km di linea. Ed ecco il punto: se ai progetti già completati si sommano quelli in via di realizzazione (Torino-Lione compresa), il costo per km per l’Italia sale a 33 milioni contro i 14 milioni di Spagna e i 15 milioni di Germania e Francia.