I fondi del Qatar per salvare Mps? Una mezza bufala, sembrerebbe lasciare intendere l’ex presidente della banca senese Alessandro Profumo. Eh sì, perché mentre tutti si interrogano sulla possibilità di un salvataggio arabo, e mentre le stesse voci ieri hanno pompato il titolo Mps (+1,43%) in un giorno in cui piazza Affari è caduta (-1,58%), da una banca d’affari particolare è arrivata una bella manifestazione di scetticismo. Si tratta di Equita, particolarmente ascoltata tra gli investitori, che riferendosi alle presunte mire dei quattro fondi del Qatar ha scritto: “L’interesse sembra molto preliminare visto che restano da chiarire i termini dell’eventuale conversione dei bond subordinati in equity e l’entità dell’aumento di capitale sul mercato”.
IL DETTAGLIO – Il punto d’interesse, in questo caso, non sta tanto nel contenuto dell’analisi, visto che segnala variabili ben note nel percorso di “resurrezione” di Mps. Sta semmai nell’autore dell’analisi. Si dà infatti il caso che Equita sia una banca d’affari/società di consulenza presieduta dall’ex presidente di Mps, Alessandro Profumo, che ne è anche azionista rilevante. Inutile far notare che Profumo, già numero uno di Unicredit, è stato ai piani alti di Rocca Salimbeni dal 2012 al 2015. E quindi conosce molti particolari della situazione finanziaria della banca che ormai è arrivata a capitalizzare mezzo miliardo di euro, quasi briciole rispetto ai fasti di un tempo. Ma è anche vero che l’ex presidente è uscito dalla banca senese non proprio in un clima da calorose strette di mani e affettuosi arrivederci. Elemento in più per provare a decifrare la comunicazione di Equita. Di sicuro uno degli argomenti più spinosi per Mps, in vista dell’aumento di capitale rinviato al 2017, è proprio la conversione in azioni dei bond subordinati in mano soprattutto a investitori istituzionali (come i fondi pensioni) o alle assicurazioni. Molti di quelli che hanno manifestato interesse a entrare in Mps lo hanno fatto proprio ponendo l’accento sulla necessità di questa conversione. E poi è evidente che l’entità dell’aumento di capitale, 5 miliardi secondo il piano iniziale, sarà fondamentale. Insomma, nella sua analisi Equita Sim cita due elementi noti, ma sembra volerli usare per “derubricare” l’interesse dei quattro fondi arabi. Come dire: se non si definiscono i due punti in questione parlare di “provvidenziali” fondi arabi lascia il tempo che trova.
LE NOVITA’ – A riprova di come questi elementi siano ben tenuti in considerazione, ieri sera il primo Cda della banca senese presenziato dal nuovo Ad Marco Morelli ha deciso di cambiare il piano deciso a luglio (quello che appunto prevedeva l’aumento di capitale da 5 miliardi e la cessione di 27 miliardi di crediti deteriorati). Il Cda, in particolare, ha deciso di avviare “approfondimenti” per includere nella struttura dell’operazione “un’offerta diretta a titolari di strumenti di debito emessi o garantiti dalla banca, finalizzata alla loro conversione volontaria in capitale”. Si tratta proprio della conversione dei bond subordinati, ipotizzata dalle indiscrezioni di queste settimane e chiesta a gran voce dai potenziali partecipanti al piano di rilancio. La banca, rispetto al piano varato a fine luglio dal cda presieduto da Massimo Tononi, ora dimissionario, e dall’ex amministratore delegato Fabrizio Viola, ha preso atto di un cambio di scenario sul mercato e della fredda accoglienza che avrebbe ricevuto sul mercato, secondo le indiscrezioni, la maxi taglia dell’aumento a fronte di un capitalizzazione che si è ridotta sotto i 600 milioni. A questo punto non resta che aspettare le prossime settimane. Anche per vedere se effettivamente c’è un nuovo vento arabo. O se avrà avuto ragione Profumo.
Twitter: @SSansonetti