“Morti sul lavoro, è una guerra civile. E il governo fa finta di nulla”: parla il segretario della Uil, Bombardieri

Morti sul lavoro, parla il segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri: "Quelli degli ultimi giorni sono omicidi, non incidenti".

“Morti sul lavoro, è una guerra civile. E il governo fa finta di nulla”: parla il segretario della Uil, Bombardieri

Nelle ultime ore si registrano la morte sul lavoro di un 34enne e l’esplosione di una fabbrica. Che si aggiungono al bracciante morto a Latina. Pierpaolo Bombardieri, segretario generale della Uil, siamo di nuovo di fronte a un’emergenza per le morti sul lavoro?
“Non siamo di nuovo di fronte a un’emergenza, è un’emergenza continua perché in questo Paese c’è una guerra civile di cui politica e governo fanno finta di non accorgersi. Tre morti al giorno, 1.040 morti e 500mila incidenti ogni anno, sono la dimostrazione costante di una guerra civile, rispetto alla quale il governo e la politica dovrebbero fare molto di più di quanto fatto finora”.

Quali risposte state avendo sul tema dal governo?
Risposte assolutamente insufficienti, tavoli finti, la valutazione è che le misure prese finora dal governo non servono a fermare le stragi. Lo stiamo vedendo quotidianamente: gli ispettori e le forze destinate a fare i controlli sono pochissime, c’è un problema che riguarda anche ciò che succede dopo l’incidente. Noi abbiamo chiesto una procura speciale e abbiamo chiesto al presidente della Repubblica – in quanto presidente del Consiglio superiore della magistratura – di fare una valutazione se affidare alle procure provinciali o regionali la competenza degli incidenti sul lavoro. Insistiamo per introdurre l’omicidio sul lavoro. Gli incidenti che abbiamo registrato in questi giorni non sono incidenti, sono omicidi. A Latina va chiusa l’azienda e arrestato il titolare”.

Perché la politica è così fredda sull’omicidio sul lavoro?
“Questo dovrebbe chiederlo alla politica, per noi è assolutamente incomprensibile tenendo conto che il ministro Nordio ha inserito in questo Paese l’omicidio nautico: non sta nella sua idea che l’omicidio sul lavoro possa diminuire il numero di morti così come non l’ha diminuito l’omicidio stradale. Ma è un principio a cui nessuno ha risposto in modo chiaro: se c’è ancora in questo Paese il rispetto della vita umana, se si parte da questo assunto allora le decisioni sono automatiche, sia per la legislazione che per controlli, interventi e decisioni per esempio su appalti e subappalti e rispetto ai migranti e ai lavoratori in nero”.

Il caso di Latina porta a parlare di caporalato: è qui la vera emergenza o è solo una delle tante facce della medaglia?
“È una delle tante facce, le stragi che abbiamo registrato a Firenze, Bologna o sui binari della ferrovia dimostrano che c’è una situazione complessiva di sottovalutazione del fenomeno. C’è un tema di caporalato su cui bisogna intervenire in modo più duro, ma bisognerebbe rafforzare le istituzioni, i carabinieri per i controlli, dare più competenze per i blitz e non mi pare ci siano risposte. Poi c’è tutto il resto: avevamo chiesto di non applicare la patente a crediti solo al settore dell’edilizia. Avevamo chiesto che ci fosse l’applicazione delle norme per gli appalti pubblici anche al settore privato, ma non c’è risposta. Per questo continuiamo anche con una campagna di sensibilizzazione: abbiamo portato 1.040 bare in giro per l’Italia. C’è una volontà politica che deve svegliarsi e che attualmente sembra sopita”.

La patente a punti del governo è una risposta efficace? E non rischia di arrivare tardi?
“Loro la chiamano patente a crediti: è una risposta assolutamente insufficiente, perché così come l’ha strutturata il governo significa che il valore della vita umana è di 15 punti e magari si può continuare a lavorare facendo un corso di formazione per recuperare i punti. Serve una patente a punti che intervenga subito, non alla fine del percorso giudiziario. Con la riforma Cartabia molti dei processi vanno in prescrizione. Il 28 faremo una conferenza stampa nella quale verrà anche la mamma di Luana D’Orazio per dimostrare che i familiari di chi è morto sul lavoro non hanno giustizia. La patente è assolutamente insufficiente e inadeguata e andrebbe applicata in tutti i settori lavoratori”.

Capitolo Autonomia: la riforma include tra le competenze su cui lascia margine alle regioni anche la sicurezza sul lavoro. Crede che questo possa rendere più complicato il quadro normativo?
“Noi pensiamo di sì, pensiamo che l’Autonomia sia un rischio fortissimo, intanto per l’unità del Paese perché rischia di allargare la forbice delle diseguaglianze che c’è già non solo tra Nord e Sud ma anche tra territori e territori. Sulla sicurezza sul lavoro già lo vediamo, c’è una parte che spetta alle Asl, alla sanità, e le regioni che sono in deficit non possono assumere gli ispettori, quindi questa forbice diventerà ancora più larga. Siamo contrari all’Autonomia e nelle prossime settimane riuniremo il nostro organismo per decidere le forme di mobilitazione”.