di Fabio Bianchi
Il grande killer nelle fabbriche italiane è stato l’amianto. Il pericoloso materiale, prima di essere messo al bando, ha provocato tumori e ucciso decine di operai della penisola. Un’altra condanna per la strage silenziosa, per quelle polveri velenose, è arrivata ieri, dal Tribunale di Torino, è ha riguardato quattro imputati accusati del decesso di 14 lavoratori degli stabilimenti delle storiche Ferriere torinesi della Fiat. Sono state emesse condanne tra l’anno e otto mesi di reclusione e i tre anni e mezzo, tutte per le accuse di lesioni colpose e omicidio colposo, la più alta ad Antonio Mosconi, ex presidente e amministratore delegato della Teksid, passato poi ai vertici della Fiat Impresit e alla Toro assicurazioni degli Agnelli. Condannati poi gli ex dirigenti Guido Denoyer, Aldo Pozzo e Wieland Walcher e condannata la Fintecna spa, controllata al 100 per cento dalla Cassa Depositi e Prestiti, come responsabile civile per i reati, mentre sono state scagionate la Fiat Group spa e la Teksid spa. Nelle Ferriere della Fiat hanno lavorato migliaia di operai e la Procura torinese sta appurando se altri decessi di lavoratori possano essere stati causati dall’esposizione all’amianto, in particolare dell’assenza di cautele e impianti di aspirazione da parte dell’azienda, nonostante i pericoli rappresentati dalla temuta sostanza fossero da tempo noti. Nello specifico, gli inquirenti stanno lavorando su altri sessanta casi di ex lavoratori delle sedi di Mirafiori, Avigliana e Savigliano, in provincia di Cuneo, che si sono ammalati o sono deceduti per patologie neoplastiche dal 2006 ad oggi. Accertamenti che hanno portato le Asl a compiere dei controlli tra gli ex operai di altri impianti legati alla Teksid, che appartiene a Fiat Group spa. E altri ex manager della società automobilistica rischiano di finire sotto processo, con l’accusa di omicidio colposo, per i decessi da amianto alla Alfa Romeo di Arese, visto che a Milano la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per Paolo Cantarella, amministratore delegato della Fiat dal 1991 al 1996, e altre sei ex alti dirigenti di Alfa Romeo, Fiat e Lancia, al termine di un’indagine relativa alla morte di 21 ex operai dello stabilimento dell’Alfa. Dal processo Eternit in poi, dalla battaglia del procuratore Raffaele Guariniello per dare giustizia ai morti per amianto, nulla è più stato come prima.