“Mattarella è l’unica nostra salvezza. E’ un uomo di garanzia, super partes, non è un politico. E’ marcio il sistema di approccio verso questa tragedia. Metta tutti attorno a un tavolo, governo, regioni e commissario, tre giorni, senza mangiare e bere. Serve chiarezza e una soluzione politica condivisa. L’Italia sta facendo una brutta figura”. L’ex sindaco Sergio Pirozzi, oggi consigliere regionale del Lazio di Fratelli d’Italia, a quasi tre anni dal sisma che ha raso al suolo Accumoli e la sua Amatrice, non ha dubbi: per ricostruire serve un colpo di reni. Parole che trovano spazio anche tra le righe del discorso che il Capo dello Stato ha pronunciato oggi, nel corso della sua quinta visita nel comune reatino devastato dal sisma.
Consigliere, ha apprezzato le parole di Mattarella? Il presidente ha detto che è necessario agire velocemente, che la ricostruzione deve andare avanti per rimuovere il segno di precarietà e che c’è in gioco il futuro dell’Italia.
“Ho apprezzato molto l’intervento del presidente. C’eravamo sentiti al telefono. Gli ho consegnato dei documenti e gli ho detto che siamo stanchi di chi continua a fare politica sulla pelle dei terremotati. Chiuda tutti in una stanza: il Governo, il commissario, i presidenti delle regioni coinvolte, serve un’azione condivisa, un codice unico sulla ricostruzione e una differenziazione del cratere. Nei comuni che hanno avuto il 50 per cento più uno della distruzione, come ho sempre detto, servono procedure in deroga, altrimenti non se ne esce”.
Ha parlato anche di aree interne. Un altro tema su cui lei si è battuto molto.
“Sì, ho apprezzato anche quel passaggio. E’ necessario cambiare i criteri del Cipe sulle zone franche urbane speciali, al di là del terremoto. Oggi tutti i piccoli comuni sono esclusi”.
Sul fronte della ricostruzione, la nuova scuola Capranica, inaugurata da Mattarella, è l’unica vera opera pubblica eretta ad Amatrice, non è drammaticamente poco quello che è stato fatto finora?
“La scuola è stata realizzata grazie a un contributo di 6 milioni di euro da parte della Ferrari, più 450mila euro girati al commissario di allora, Vasco Errani, dal Comune, quando ero sindaco. Erano fondi che provenivano dall’iniziativa ‘Adotta un’opera’, soldi degli italiani, ed era giusto così. L’intervento pubblico per la scuola ammonta a circa 4 milioni. Ci sono i centri commerciali, aperti anche grazie alla solidarietà del Comune e degli italiani, poi c’è il ponte della Rinascita, costruito in poche ore e qualche messa in sicurezza. Ma di grandi opere pubbliche non è partito ancora nulla. L’albergo scuola non è partito, abbiamo solo il progetto. Per l’ospedale è tutto in alto mare. Abbiamo il campo sportivo e il palazzetto, sempre grazie alla solidarietà, gli impianti sportivi di Collemagrone, grazie agli ultras, i centri di socializzazione nelle frazioni grazie alle donazioni”.
E per quanto riguarda la ricostruzione privata?
“Tante domande si fermano per colpa della burocrazia e dei mille pareri che creano un cortocircuito. Serve una procedura in deroga. E’ il cane che si morde la coda, perché lo Stato, cioè tutti noi, intanto paghiamo a centinaia di famiglie i contributi per le autonome sistemazioni. Per Amatrice centro manca ancora il piano di ricostruzione, sono passati tre anni. Il mio paese è ancora una distesa di sassi”.
Ma è vero che arrivò a un soffio dalla nomina a commissario del governo, ora può raccontarlo?
“Non me lo hanno fatto fare. Avevo parlato con Di Maio e Salvini. Conservo ancora i messaggi. Gli dissi che ero disponibile a lavorare due anni per il Governo e per l’Italia e che non sarei mai stato espressione di una parte politica. Mi sarei anche dimesso da consigliere, nonostante non ci fosse una incompatibilità. Hanno fatto altre scelte. Del resto a Genova per il Ponte Morandi cosa hanno fatto? Hanno scelto il sindaco affidandogli poteri extra legem. Perché Genova sì e il centro Italia no? Quando stai per retrocedere che allenatore prendi? Prendi qualcuno che conosce il campionato”.