di Clemente Pistilli
Dicono di lottare per l’evasione fiscale, ma alla fine si limitano agli spot. Molti i politici pronti a giurare che gli ostacoli principali al pagare tutti per pagare meno sono rappresentati dalle difficoltà nello stanare gli evasori e nei pochi mezzi a disposizione per dar loro la caccia. Anche quando lo Stato ha gli strumenti giusti in suo possesso per recuperare denaro, però, non li usa. Cambia leggi perdendo tesori e quando riesce a recuperare qualcosa sono solo gli spiccioli, pagati tra l’altro dai pochi onesti. Un’analisi impietosa del fenomeno è stata appena compiuta dalla Corte dei Conti e un dato appare clamoroso: con appena 93.428 controlli eseguiti su posizioni di contribuenti sospette, sono stati individuati 93.113 evasori, definite maggiori somme per 3,4 miliardi, sanzioni per la stessa somma, ma recuperati appena 59,5 milioni di imposte e 12,7 milioni di sanzioni, grazie a cinquemila contribuenti che hanno deciso di mettere mano al portafogli senza fare troppe storie.
Accertamenti contabili
La sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato della Corte dei Conti ha compiuto un’indagine sui risultati conseguiti con i controlli fiscali svolti dall’Agenzia delle entrate e dalla Guardia di finanza, basati sull’incrocio delle informazioni contenute negli elenchi dei clienti e dei fornitori che i contribuenti sono tenuti a inviare al Fisco per via telematica. Un accertamento poi esteso agli incroci tra quanto pagato dai cittadini per le ristrutturazioni edilizie e quanto dichiarato dalle ditte che hanno eseguito i lavori, tenute a pagare le imposte, tra i compensi dati dalle strutture sanitarie private ai professionisti e quanto dichiarato da quest’ultimi, tra i compensi dati ai calciatori professionisti dalla società e quanto dichiarato dai primi. Un patrimonio informativo ritenuto dai magistrati contabili di “grande rilevanza” per la lotta all’evasione. Ottenuti alcuni dati richiesti all’Agenzia diretta da Attilio Befera e al comando delle Fiamme gialle, la Corte dei Conti si è convinta di tale aspetto, visto che incrociando i dati su clienti e fornitori con quanto dichiarato dai contribuenti, solo tra il 2006 e il 2007, sono venute alla luce quattro milioni e mezzo di posizioni sospette. Di possibili evasori. Oltre centomila posizioni per una probabile evasione superiore ai centomila euro. Al momento di fare i controlli, lo Stato è riuscito però a compiere appena 93.400 verifiche, quasi tutte con esito positivo. Avranno recuperato poco, ma almeno qualcosa sarà entrato nelle casse pubbliche. Neppure quello. Al Fisco dovevano essere pagati 7 miliardi, mentre è riuscito a ottenere soltanto 76 milioni grazie a cinquemila contribuenti che hanno pagato senza fare storie. E gli altri? Dovranno essere avviate azioni esecutive tramite Equitalia, anche se, come specifica la Corte dei Conti, “con molta probabilità diverranno quote inesigibili fra alcuni anni”. Insomma chi persiste nell’illecito alla fine vince. A peggiorare le cose, il Parlamento ha poi pensato di abrogare l’obbligo dell’invio degli elenchi, salvo poi ripristinarlo.
L’ultimatum
Per i magistrati urge correre ai ripari. Trasmessa alle Camere e a Palazzo Chigi la relazione sull’indagine svolta, la Corte dei Conti ha chiesto alle istituzioni di correggere gli errori entro sei mesi, puntando anche all’adozione della fatturazione elettronica delle operazioni. E quanto fatto sinora? “Paradigmatico di ciò che non deve essere fatto”, sottolineano i magistrati. “L’azione antievasione – si legge nella relazione – non può basarsi su soluzioni estemporanee, ma su un disegno ponderato e organico”. Un mistero infine non poteva mancare: impossibile sapere se calciatori e manager sportivi hanno evaso, visto che sulle società sportive ai giudici non è stato trasmesso dall’Agenzia di Befera alcun dato.