Massimiliano Latorre può restare in Italia almeno fino al 30 settembre. La Corte suprema dell’India ha concesso l’estensione della sua permanenza, fissando una nuova udienza per il 20 settembre sulla eventuale nuova decisione da assumere. Il Marò è rientrato dal 2014 per curarsi da un ictus e da allora sono state sempre date delle proroghe.
Il Ministero degli Esteri ha tuttavia accolto la notizia con toni polemici. Perché la Fanresina non “riconosce valenza giuridica alla giurisdizione indiana” e quindi “conferma di riconoscersi infatti nell’Ordine del Tribunale Internazionale per il Diritto del Mare del 24 agosto 2015, che aveva stabilito la sospensione da parte di India e Italia di tutti i procedimenti giudiziari interni fino alla conclusione del percorso arbitrale avviato dal Governo nel giugno dello scorso anno”. Anche la ministra della Difesa, Roberta Pinotti, ha ribadito il concetto con un tweet: “Sul caso Marò riconosciamo e ribadiamo la decisione del Tribunale del Diritto del Mare: la giurisdizione indiana non ha valenza”. Dunque, il contentino dell’India non ha disteso gli animi. Anzi.
Centrodestra all’attacco
La parziale buona notizia non ha riportato il sereno nel dibattito politico italiano. “La Corte suprema indiana non ha alcun diritto di emettere sentenze. C’è un tribunale più autorevole e titolato ed è quello dell’Aja, l’unico che ha la giurisdizione sul caso dei Marò. Avremmo fatto bene a coinvolgerlo anni fa, evitando la lunga carcerazione di Girone e Latorre. Noi ci riconosciamo in quel tribunale, ma evidentemente non si è potuto dire altrettanto per i governi Monti, Letta e Renzi, che si è deciso in tal senso tardivamente”, ha accusato il capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, Fabio Rampelli. Anche Forza Italia, con il deputato Elio Vito, polemizza con l’Esecutivo. “Attendiamo le decisioni del Tribunale internazionale dell’Aja al quale il governo Renzi si è purtroppo rivolto con grave ritardo”. Sul caso era intervenuto anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, qualche giorno fa, richiamando la necessità di “risolvere una vertenza che si trascina da troppo tempo”.
Per Girone non cambia nulla
Per quanto riguarda Salvatore Girone, l’altro Marò attualmente detenuto in India, non ci sono novità. L’India continua a sostenere di dover processare il fuciliere accusato, insieme a Latorre, di aver ucciso due pescatori indiani, al largo del Kerale, durante una missione a bordo della nave Enrica Lexie. I Marò hanno sempre sostenuto di aver aperto il fuoco, in quanto credevano che avessero di fronte dei pirati. L’Italia ha presentato una richiesta di misure provvisorie per il rientro del fuciliere fino alla fine della procedura arbitrale avviata al Tribunale dell’Aja. Il pronunciamento è atteso nei prossimi giorni. E potrebbe rivelarsi decisivo per l’odissea dei Marò.