“In politica ‘umiltà’ significa capacità di ascolto, di immedesimazione e di sintesi”. Giuseppe D’Ippolito (nella foto) non è solo deputato pentastellato ma è profondo conoscitore del territorio e delle esigenze calabresi. E, forse, è anche per questo che ieri, insieme ai colleghi 5S Paolo Parentela, Francesco Sapia e Bianca Laura Granato ha scritto una lettera aperta avanzando proposte concrete per il post-emergenza Covid19, ma partendo da un sincero mea culpa indirizzato ai cittadini calabresi. “Il Movimento 5 Stelle è nato nei territori come forza alternativa, anzitutto di coinvolgimento dei cittadini e delle comunità, spesso ignorati dai partiti tradizionali. Con la nostra lettera abbiamo voluto dare un segnale chiaro, proprio di umiltà”, spiega D’Ippolito.
Perché questo passo?
Abbiamo ammesso di essere arrivati alle ultime Regionali senza un percorso comune con la base, senza un processo di confronto, con i nostri attivisti, sui metodi e sugli indirizzi politici. Ammettere degli errori non significa crocifiggersi. Vuol dire, invece, riconoscere la propria umanità e le proprie responsabilità politiche. Significa provare onestamente a ricucire ogni strappo interno, per guardare avanti e proporre misure concrete, in questa grave emergenza, che rispondano ai bisogni e alle istanze del territorio.
Non è da tutti, specie oggi, chiedere scusa, come fatto anche pochi giorni fa. Un esempio per l’intera classe politica: crede che da qui possa inaugurarsi un nuovo modo di intendere la politica?
Credo che l’impatto del Covid sull’economia, sui servizi e sulla vita quotidiana debba indurre tutte le forze politiche a cambiare radicalmente linguaggio, toni, orizzonti. Noi abbiamo voluto dare un esempio, mai di apparenza. Mi auguro che altri, a prescindere dalle loro appartenenze, a loro volta riconoscano i propri errori. Nessuno è infallibile, perfetto, divino. Dobbiamo capire che la pandemia ha cambiato tutto. Perciò anche noi eletti, lo dico senza retorica, dobbiamo cambiare nel profondo e soprattutto tornare alla politica, che è ragionamento, confronto, intesa per il bene comune, per il futuro.
Impossibile, però, non chiederle chi è che ha anteposto gli interessi personali al “noi” in Calabria. A chi vi siete riferiti?
“Umano, troppo umano”. Succede ovunque che il desiderio di primeggiare possa prevalere, avere la meglio sull’obiettivo comune. Non c’era, nello specifico, un riferimento particolare. Il punto è un altro: conta il recupero, il rilancio della Calabria e del Mezzogiorno. E su questo possiamo e vogliamo discutere al nostro interno e con le altre forze politiche. Il Sud ha bisogno di uscire dalla marginalità, di provare a camminare con le sue gambe. Allora, come abbiamo scritto, può essere molto utile una No Tax Area, che metterebbe le imprese meridionali – e dunque calabresi – in condizione di essere competitive, di creare occupazione e ricchezza, di attrarre investimenti in tempi rapidi. La scommessa si gioca su questo. Dobbiamo responsabilizzare e valorizzare le energie produttive, l’inventiva che esiste nei nostri territori, la voglia di essere operativi, il sapere dei giovani e la capacità imprenditoriale di quanti, in Calabria come nel resto del Mezzogiorno, hanno resistito alle minacce criminali, agli effetti sul mercato degli stereotipi antimeridionalisti, alle disparità spesso prodotte sul territorio dal potere politico e burocratico.
Da dove partire, dunque?
Partirei dalla No Tax Area, già proposta dall’imprenditore antimafia Nino De Masi. Si tratta di una fiscalità di vantaggio che vada oltre la Zes di Gioia Tauro e comprenda l’intero territorio della Calabria e altre aree del Sud. Abbiamo lanciato diverse proposte. Intanto bisogna garantire le piccole imprese perché abbiano liquidità immediata e non subiscano speculazioni bancarie. E bisogna subito occuparsi delle grandi questioni, su cui c’è piena condivisione con i colleghi parlamentari firmatari della lettera: Sapia, Granato e Parentela. Mi riferisco, per esempio, all’ambiente come bene comune; al vero riciclo dei rifiuti; alla tutela degli ecosistemi per salvaguardare la salute; al nesso tra inquinamento ed epidemie virali; alla cessazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario regionale; alla diversa ripartizione del Fondo sanitario, cioè sulla base del fabbisogno di cure nelle singole regioni e della vulnerabilità sociale. Credo che su questi temi si possa e debba trovare una convergenza con le altre forze politiche e con i governatori di tutte le regioni meridionali.
Anche con la governatrice Santelli?
Certamente. Da tempo stiamo invitando la presidentessa della Regione Calabria ad un confronto sulle cose da fare. Ci auguriamo che vinca le resistenze e raccolga i nostri appelli a favore della Calabria, per cui serve un’azione comune. Mi rendo conto che in politica è difficile far passare questo messaggio. Tuttavia non è impossibile.
Riguardo alla sanità sono tante le proposte elaborate. Il Movimento 5 stelle al Senato ha proposto un ddl costituzionale, a prima firma Taverna, per riaffidare il sistema sanitario allo Stato. È d’accordo?
Sono d’accordo. Posso anticipare che su mia iniziativa ne presenteremo a breve una analoga, nella quale, però, si contempla anche la necessaria eliminazione del pareggio di bilancio per ciò che riguarda gli investimenti degli enti dei Servizi sanitari regionali. Questa sarebbe una rivoluzione copernicana, ma anche una risposta concreta e profonda rispetto alla drammatica “lezione” del Covid.