Le date, a volte, dicono più di quello che si pensi. E così non è banale che, dopo la chiusura dei porti italiani voluta dal duo Matteo Salvini e Danilo Toninelli con la ormai famosa Aquarius, dopo l’effetto domino cui il celodurismo italiano ha portato con i “guai” governativi in Germania tra la cancelliera Angela Merkel e il ministro dell’Interno Horst Seehofer, dopo l’alzata di spallucce delle istituzioni europee che, al di là di frasi di circostanza, ancora non riescono a trovare la quadra su un problema annoso com’è quello dei migranti e dell’accoglienza… Ebbene, dopo tutto questo, il 7 luglio, nell’indifferenza generale (era un sabato, d’altronde) viene pubblicato dal Parlamento europeo un bando di gara sfuggito ai canali mainstream ma che dice molto di quanto a Bruxelles sappiano come intervenire su frontiere, Dublino, rifugiati e via dicendo. In sintesi, l’Europarlamento è pronto a stipulare un contratto, recita la documentazione ufficiale, “su una serie di questioni attuali ed emergenti”. Ma quali sono tali questioni? “Spazio di libertà, sicurezza e giustizia”, “Controlli alle frontiere, asilo e migrazione” e “cooperazione giudiziari e cooperazione di polizia”. Insomma, parliamo di ambiti direttamente riferibili alla questione dei migranti.
Tutti in agguato – Insomma, il Parlamento europeo, a quanto pare, vista l’emergenza del momento, come si riconosce esplicitamente nello stesso documento di gara, ha deciso di affidarsi a consulenti esterni. C’è da aspettarsi, ovviamente, che tanti tink-tank e pensatoi vari cercheranno di accaparrarsi l’ambita torta. Parliamo, d’altronde, di una spesa complessiva di tre milioni di euro. Ma in cosa consisterà il lavoro dei consulenti? Il contratto di servizio è destinato a sostenere il lavoro dell’Ue, “consentendo di ordinare studi, briefing, sostegno degli eventi del Parlamento europeo con esperti esterni, ecc”. Non solo: la consulenza potrà essere fornita in forma scritta attraverso report “forniti su richiesta ad hoc entro un periodo di tempo limitato e definito”, ma anche in forma orale con la “partecipazione a riunioni di commissione e presentazioni dei leader o il sostegno di eventi del Parlamento europeo”. Ovviamente, specificano da Bruxelles, “i fornitori hanno la responsabilità scientifica esclusiva dei risultati del loro lavoro”. Come dire: quanto diranno non è “colpa” nostra.
Un’Europa più italiana – Vedremo se sarà un modo per scaricare responsabilità e patata bollente. Certo è che la consulenza arriva in un periodo caldo e potenzialmente dimostra l’impreparazione delle istituzioni europee su temi decisamente delicati e capitali. Lo si capisce ancora di più entrando nel dettaglio dei tre lotti. Per quanto riguarda il primo – quello riguardante lo spazio di libertà, sicurezza e cittadinanza – curioso che si parli anche di “valutazione dell’equilibrio tra libertà e sicurezza e – si badi bene – uso di misure eccezionali”. Non mancano, però, anche i riferimenti alla “lotta contro il razzismo e la xenofobia” e la “lotta alla discriminazione, compresa la situazione delle minoranze”. Il terzo lotto, invece, si concentra sulla cooperazione della polizia, specie nei riguardi dei controlli alle frontiere e nelle operazioni antiterrorismo. Ancora più interessante il secondo lotto, dove sono condensate le questioni di cui tutti, politici nazionali e sovranazionali, parlano quotidianamente. A quanto pare l’intenzione dell’Europa è quella di convincere l’area più intransigente del Visegrad a cedere anche con argomentazioni tecnico-scientifiche. Gli obiettivi in questo caso, infatti, sono espressamente volti a “garantire l’assenza di confini interni” e a “sviluppare una politica comune in materia di asilo, immigrazione e controllo delle frontiere esterne, basata sulla solidarietà tra Stati membri”. Insomma, esattamente quanto chiedono Salvini e Di Maio. Tanto che, entrando nel dettaglio, in questo caso si parla anche della necessità di ragionare sui confini della protezione internazionale e della migrazione regolare, con particolare riguardo a “rimpatrio e riammissione”.