“Mai al Governo con le destre”, giura Beatrice Lorenzin. Peccato però che un pezzo di destra ce l’abbia in casa. Nelle liste di Civica Popolare, il partito di cui la ministra della Salute è leader, che corre in coalizione col Centrosinistra. Sullo sfondo fucsia del simbolo “petaloso” del suo nuovo movimento batte infatti un cuore con un passato nero. Quello di Rodolfo Barra, candidato nella circoscrizione estera dell’America Meridionale. Il suo nome salì alla ribalta delle cronache argentine nel lontano 1996. “Il ministro della Giustizia, Rodolfo Barra, ha dovuto presentare ieri sera la propria rinuncia (dimissioni, ndr) indebolito dalle rivelazioni sulla sua militanza giovanile in un’organizzazione di estrema destra e antisemita”, scriveva l’11 luglio di quell’anno il Clarín, raccontando il passo indietro di Barra, tra l’altro avvocato del presidente argentino dell’epoca, Carlos Menem.
Un brutto incidente che però non gli ha impedito di riprovarci con la politica, a distanza di 22 anni, dall’altra parte dell’oceano. L’oggi 70enne Barra è in corsa per un seggio da senatore in Italia con una lista moderata, malgrado i suoi trascorsi giovanili nella Unión nacionalista de estudiantes secundarios (Unes). Un gruppo di estrema destra, di ispirazione fascista, legato al Movimiento nacionalista Tacuara, un’organizzazione politica di ultradestra argentina. Quando la sua parentesi nell’Unes fu rivelata dai media locali, sempre per il Clarín, Barra ammise di averne fatto parte, giustificando la militanza con la sua “ingenuità giovanile” (aveva 14 anni, ndr). Scuse che però non placarono le proteste della comunità ebraica e dell’opinione pubblica. Una vicenda recentemente rilanciata dai giornali argentini, evidentemente più attenti di quelli italiani. Come dimostra l’articolo uscito il 14 febbraio sul quotidiano economico Ámbito Financiero. “L’altra sorpresa di queste elezioni arriva da Civica Popolare, guidata dall’attuale deputata Renata Bueno”, che ha curato le liste in America. “Il nuovo partito include tra i candidati al Senato Rodolfo Barra, l’ex giudice della Corte Suprema ed ex ministro della Giustizia di Carlos Menem – si legge nel pezzo – che dovette lasciare il suo incarico dopo essere stato accusato di simpatie con il nazismo”. Insomma, non esattamente il miglior biglietto da visita per un partito moderato che corre in una coalizione che si definisce antifascista.
Ma cosa ribattono da Civica Popolare? “Di questa storia non sapevamo nulla – dice Bueno a La Notizia –. In ogni caso, non rappresenta in alcun modo un problema: stiamo parlando di una persona molto rispettata, un giurista prestigioso che conosco da molti anni e che è stato anche mio professore all’Università di Tor Vergata”. In effetti Barra ha anche insegnato nelle Università Bocconi, La Sapienza e del Sacro Cuore. Dopodiché la deputata aggiunge con un sms su WhatsApp: “Questa storia è un falso. Inventata da un giornalista isolato negli anni in cui Barra è stato ministro della Giustizia in Argentina”. Ma è davvero così? Dagli archivi Ansa dell’epoca la ricostruzione è inequivoca. “Il ministro della giustizia argentino Rodolfo Barra ha presentato la notte scorsa le sue dimissioni al presidente della repubblica Carlos Menem che le ha accettate – recita un lancio dell’11 luglio 1996 –. Lo ha annunciato a Buenos Aires una fonte ufficiale. Barra, che da tempo era in difficoltà per accuse circa la sua gioventù legata ad organizzazioni nazionaliste, è stato sostituito nell’incarico dal suo vice, Elias Jassan. Nei giorni scorsi prima alcuni organi di informazione, poi la comunità ebraica argentina avevano denunciato il passato di Barra, e quattro organizzazioni avevano convocato per lunedì prossimo una manifestazione di protesta”.
E ancora: “Barra, che fra l’altro ha avuto in mano il dossier riguardante l’estradizione dell’ex-capitano delle SS Erich Priebke, aveva cercato di difendersi dalle prime accuse di aver appartenuto al movimento nazionalista Tacuara, ma la sua reazione era stata molto meno energica quando il quotidiano Pagina 12 aveva rivelato che egli era stato fermato dopo un attacco ad una sinagoga nel 1965”. Vicenda, quest’ultima, che però Barra nega.
Errori di gioventù. L’aspirante parlamentare minimizza
“Sì, all’età di 14-15 anni ho fatto parte di un gruppo nazionalista cattolico, simile alla Falange spagnola, quando frequentavo le scuole superiori. Ne sono stato membro per due anni. Cose che fanno gli adolescenti”. Rodolfo Carlos Barra, ex ministro della Giustizia argentino, conferma e minimizza i suoi trascorsi nell’Unión nacionalista de estudiantes secundarios che lo costrinsero, quando furono rivelati dai media, a rassegnare le dimissioni nel 1996.
La Unión nacionalista de estudiantes secundarios era collegata a Tacuara: si può definire un’organizzazione fascista e antisemita?
“Io non credo che a quella età sapessi di cosa si trattava…”.
Oggi però lo sa?
“Fascista sicuramente, antisemita non credo, direi di no”.
Perché aderì a questa organizzazione?
“Bisogna capire il contesto, in quel periodo, non solo in Argentina, non era insolito che un adolescente entrasse in questo tipo di organizzazioni. Ma ripeto avevo solo 14 anni”.
Un lancio dell’Agenzia Ansa del 1996 fa riferimento ad un suo fermo nel 1965 dopo un attacco ad una sinagoga…
“Mai partecipato ad un attentato ad una sinagoga. A dare la notizia fu il giornale ‘Pagina 12’ al quale ho fatto una ‘intimazione’ affinché chiarisse a quale sinagoga si riferiva nell’articolo. Non lo hanno mai fatto perché, evidentemente, è una bugia. Non sono peraltro mai stato fermato dalla polizia né ho subito processi penali. E poi basta leggere quello che ho scritto”.
Che cosa intende dire?
“Sfido qualsiasi studente che ha seguito i miei corsi (Barra è docente universitario, ndr) a citare una mia frase che non sia in linea con gli ideali democratici”.
Perché allora si dimise nel 1996?
“I giornali di sinistra fecero un po’ di casino”.